Nelle ultime settimane si sono svolti gli Esami di Stato in tutta Italia, prove finali di un ciclo di studi durato cinque anni. Le commissioni si sono riunite, formate per valutare alunni che, in parte, sono stati già ampiamente valutati durante gli anni di scuola superiore per poi essere licenziati.
La finalità di una commissione terza ha lo scopo di garantire un giudizio imparziale e il più aderente possibile al profilo dello studente. Eppure, negli ultimi giorni, alcuni studenti hanno deciso di disertare l’Esame di Stato come forma di protesta nei confronti di un sistema dal quale non si sentono capiti: voti che non rispecchiano il vero valore della persona. Una decisione che ha costretto il ministro dell’Istruzione Valditara a ricorrere ad una presa di posizione netta: i prossimi che dovessero rifiutare di sostenere la prova degli Esami di stato verranno bocciati.
A fronte di ciò uno degli studenti ha definito lo stesso ministro: persona violenta. Ma, a quanto pare, questo non è il punto della questione.
Tutti gli studenti sono stati promossi senza sostenere l’esame rispecchiando un sistema che va completamente rifondato. Un sistema che promuove coloro che non studiano, che premia coloro che andrebbero puniti, che concede a chi non sa dare e garantisce stipendi a chi non lavora o concede pensioni e vitalizi a chi non ha mai lavorato un giorno, è un sistema che nella migliore delle ipotesi non regge, destinato così com’è al collasso.
Ebbene, una mano invisibile per molti anni ha inseguito la legge del contrario, garantendo il contrario di quello che gli usi, le consuetudini e il senso comune si sarebbe atteso. Ha prevalso il sistema del pressapochismo, della dispensazione, del minimo sforzo bypassando ogni forma di allenamento alle difficoltà che la vita, inevitabilmente, ci riserva.
Oggi, però, ad essere colpito è il mondo della scuola dove gli studenti non si sentono più rappresentati, ma giudicati, e dove il vero bisogno sarebbe quello di rifondare un sistema al collasso. Che qualche studente non voglia sostenere l’esame rappresenta una possibilità che dovrebbe prevedere l’automatica non promozione, ma ciò che stride è proprio il fatto che questi studenti siano stati ugualmente promossi facendo leva non sull’importanza dell’Esame di Stato ma sulla debolezza della scuola, palesando uno schieramento aperto dalla parte degli studenti.
Il sistema scolastico si trova di fronte ad un bivio: o si dà spazio all’AI e ad un nuovo canovaccio che includa una trasformazione radicale dell’approccio nei confronti del sapere e della conoscenza o si ritorna a dare importanza e ruolo ai docenti, agli esami, ai voti e al mondo della scuola tutta. Entrambe le strade richiederebbero una trasformazione dell’attuale sistema. D’altro canto pensiamo che sia giusto licenziare i ragazzi dandogli la promozione e insabbiare il malcontento che quel gesto ha voluto rappresentare?
La questione di fondo non è quella di essere promossi e bocciati ma di essere riusciti a superare l’ostacolo dell’Esame di Stato nella consapevolezza di aver dato il massimo e di aver dimostrato di saper affrontare le sfide della vita, di cui l’esame e la scuola stessa sono solo una metafora.
Bentornato,
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