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Elia? Non difendo la sua innocenza ma il diritto al giudice terzo

È normale che un imputato trovi, tra i giudici della sezione di Cassazione chiamata a decidere sulla sua condanna a sei anni di carcere, il pm che ne ordinò l’arresto dieci anni prima? No, almeno per chi come noi ritiene che un magistrato debba apparire, oltre che essere, terzo e imparziale.

A riaprire il dibattito sulla questione è stata la vicenda di Gabriele Elia, l’ex assessore comunale di Cellino San Marco il cui destino sarà deciso oggi dalla Cassazione. Nel 2015 Elia fu arrestato nell’ambito di un’inchiesta su presunti appalti pilotati. Seguirono la carcerazione preventiva, la condanna a sei anni e sei mesi in primo e quella a “soli” sei anni in appello. Infine, la “sorpresa”: col tempo il pm che chiese e ottenne l’arresto di Elia ha fatto carriera, è diventato giudice di Cassazione e opera proprio nella sezione che dovrà stabilire se l’ex assessore comunale deve finire in carcere o meno.

Sia chiaro: il magistrato in questione fa parte della sezione, dunque non del collegio di Cassazione chiamato a esaminare concretamente il caso Elia. Ma è certo che quello stesso magistrato lavora, chiacchiera, magari prende il caffè ogni giorno con i colleghi che adesso devono di fatto valutare anche il lavoro da lui svolto quando era ancora un “oscuro” pm di provincia. I giudici si faranno condizionare dal rapporto di colleganza? Non vogliamo crederci come – ne siamo certi – non vuole crederci nemmeno lo stesso Elia. Però qualche domanda sorge spontanea. La prima: se è vero che un magistrato deve non solo essere ma anche dare l’impressione di essere terzo e imparziale, perché non separare le carriere di pm e giudici? Perché non adottare misure che evitino l’addensarsi della benché minima ombra su chi esercita una funzione altissima e nobilissima come quella della giurisdizione? Lo chiediamo per difendere non l’innocenza di Elia (è giusto che paghi, se colpevole), ma il diritto suo e di qualsiasi altra persona a essere giudicata da un magistrato che sia e sembri terzo e imparziale. Non è questione di garantismo o giustizialismo, ma soltanto di civiltà.

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