Qualcuno ha definito la proposta di istituire una Giornata nazionale contro gli errori giudiziari come «un attacco alla magistratura». Ma la verità è esattamente l’opposto: riconoscere e commemorare le vittime degli errori giudiziari, in tutti i campi, è un atto di coraggio che mira a rafforzare l’indipendenza e la credibilità della giustizia.
Troppo spesso, infatti, anche cittadini comuni hanno subito ingiuste condanne o privazioni della libertà a causa di indagini e processi fallaci. Storie di vite spezzate, di famiglie distrutte, di carriere e reputazioni irrimediabilmente danneggiate. Emblematici sono i casi del pastore sardo Beniamino Zuncheddu, condannato ingiustamente per anni perché erroneamente ritenuto autore di tre omicidi, e dell’ indimenticato giornalista Enzo Tortora, la cui vita fu segnata dall’infamante accusa di essere un narcotrafficante al soldo della camorra napoletana, poi rivelatasi infondata. E queste vittime meritano di essere ricordate e onorate, affinché tali tragedie – perché di autentiche tragedie si trattta – non si ripetano.
Per troppo tempo, tuttavia, la giustizia è stata piegata a scopi di potere, diventando un’arma di distruzione di massa nelle mani dei diversi schieramenti politici. Eppure, nonostante i tentativi di piegare il sistema giudiziario, gli anticorpi della nostra democrazia hanno finito per prevalere.
Ed è proprio per questo che una Giornata nazionale contro gli errori giudiziari non è un attacco alla magistratura, ma un riconoscimento del suo ruolo fondamentale. Perché solo ammettendo le proprie debolezze e imperfezioni, la giustizia del nostro Paese potrà rafforzare la fiducia dei cittadini e diventare il baluardo imparziale di una democrazia sana.
Insieme alla riforma Nordio e ad altre misure attualmente in discussione in Parlamento, questa iniziativa può contribuire a restituire alla giustizia il suo ruolo di garante imparziale della legalità, anziché vederla trasformata in un’arma di distruzione.
È significativo che figure come il magistrato Piercamillo Davigo, il giornalista Marco Travaglio e il comico prestato alla politica Beppe Grillo – che per anni si sono eretti a paladini della lotta contro i “pregiudicati” – siano oggi a loro volta condannati: un ulteriore segnale che la giustizia, pur con tutti i suoi limiti, è in grado di ristabilire la verità e punire coloro che ne hanno abusato.
Ecco perché la proposta di una Giornata nazionale contro gli errori giudiziari non può che essere accolta con favore: non va intesa come un attacco all’ordine della magistratura italiana, ma come un riconoscimento del ruolo fondamentale della giustizia e un passo importante verso il suo indispensabile rafforzamento.