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E se la questione meridionale fossimo proprio noi?

Caro direttore, nel parlare di questione meridionale, per troppo tempo si è puntato il dito verso cause esterne: ritardi infrastrutturali, politiche inadeguate o la cronica mancanza di fondi. Ma forse la verità è molto più semplice e, allo stesso tempo, più dura da accettare: siamo noi la questione meridionale. Siamo noi questione meridionale ogni volta che ci rassegniamo, che lasciamo che i nostri giovani e i nostri talenti fuggano dal Sud, senza fare nulla per creare le condizioni che li trattengano o li riportino indietro. Di questo Italia del Meridione, di cui sono segretario federale, ha discusso in un incontro organizzato a Napoli. Si è affrontata la dura realtà del divario tra Nord e Sud, un divario che non è solo economico, ma sociale.

Come ha evidenziato il rapporto Svimez, il Sud non soffre solo di carenze infrastrutturali – di ferrovie, strade, e servizi – ma di una frattura sociale. Quella coesione, quel senso di comunità che un tempo caratterizzava il nostro Mezzogiorno, si è in parte dissolto. E allora, cosa facciamo per ricostruirlo? Italia del Meridione ne è consapevole e non si limita a parlare di infrastrutture fisiche: strade e ponti, da soli, non risolvono il problema perché c’è bisogno di infrastrutture immateriali, fiducia, solidarietà e appartenenza. Va ricostruito quel tessuto sociale che è stato eroso, pezzo per pezzo, da decenni di disattenzione. Il vero cambiamento parte da noi, dalle comunità, dalle persone che vivono ogni giorno queste difficoltà e che devono essere parte attiva nelle scelte politiche.

Non possiamo più permetterci di aspettare soluzioni dall’alto. Ogni decisione politica e ogni investimento devono essere radicati nella realtà del territorio, e non calati dall’alto come risposte astratte. Le infrastrutture non sono solo strade e ponti. Le vere infrastrutture che dobbiamo ricostruire sono quelle sociali: fiducia, legami di appartenenza e comunità. Senza queste fondamenta, nessun investimento materiale potrà mai portare il cambiamento di cui il Mezzogiorno ha bisogno.

Perciò certe sfide vanno affrontate con un approccio dal basso che parte dalle comunità e coinvolge attivamente i territori. Non bisogna essere promesse vuote, ma agire concretamente per creare un futuro sostenibile, non solo economicamente, ma soprattutto socialmente.

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