È il momento di cambiare canale

Il più grande fallimento del governo Draghi? La gestione della Rai affidata all’ex amministratore delegato Carlo Fuortes.

Questa considerazione si è rafforzata ieri con l’ufficializzazione delle nuove nomine dei vertici aziendali, ma anche dopo la pubblicazione della lettera che Roberto Sergio ha inviato a tutti i dipendenti con un messaggio chiaro: ora è il momento di ripartire.

Già, ripartire. Da numeri e strategie che parlano da sole, a cominciare dal bilancio 2022 che è stato chiuso con un preoccupante indebitamento. Ma purtroppo il problema non è solo questo se si considera che l’azienda attende un piano industriale da oltre un anno e mezzo e che per tale ragione il rinnovo del contratto di servizio scaduto nel 2021 è fermo; che le sei sigle sindacali che rappresentano i lavoratori della Rai avevano dichiarato prima lo stato di agitazione e poi lo sciopero generale indetto per oggi, e che grazie all’intervento di Sergio è stato revocato. Nota ancor più dolente, la protesta era stata appoggiata perfino dall’associazione dei dirigenti per la «preoccupazione dei lavoratori per il futuro della tv pubblica».

A fronte di ciò, che rappresenta solo una parte della fotografia dello stato di salute della televisione di Stato, viene facile pensare che le dimissioni di Fuortes siano arrivate con un anno di anticipo per evitare quello che era prevedibile e pure inevitabile: la sfiducia sul piano industriale in cda, a meno di ulteriori rinvii. Ma siccome di rinvii, nei tre anni della sua gestione, il manager romano ne ha accumulati troppi, allora è stato saggio staccare la spina. Addirittura rispettoso, considerando l’impegno assunto. Adesso, per Roberto Sergio l’urgenza è quella di sbloccare l’iter del piano industriale iniziato ben due anni fa, e strettamente correlato sia al contratto di servizio che allo sviluppo del piano di sostenibilità. L’obiettivo è quello di portarlo in cda a luglio.

Oggi che il mondo cammina sulle gambe di Netflix e Amazon Prime, dire che negli ultimi anni la televisione generalista abbia sprecato tante occasioni di rinnovamento, non significa prendere una posizione politica. È guardare in faccia alla realtà. E allora, che si vada avanti lasciandosi alle spalle uno degli aspetti più penosi della vicenda: la paralisi dettata dalla trattativa-paracadute per lo stesso Fuortes (poi sfumata) che ha costretto al rinvio della presentazione dei palinsesti. Della serie: rinviare basta, si cambi canale.

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