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Dentro la legalità

C’era una volta la mafia. Che cos’era la mafia? Dai dimmi, rispondi. Ma c’era anche a Bari, in Puglia?

E che cosa avete fatto per combatterla? Ma possibile che non vi siete accorti che in Puglia tra le vittime di mafia ci sono stati anche nove minorenni, di cui due piccoli di due anni ciascuno (Angelica Pirtoli e Domenico Petruzzelli)?

Ma vi siete accorti di quello di cui vi dovevate accorgere? E che avete fatto?

Saranno queste le domande che in un futuro si spera non lontano figli e nipoti delle prossime generazioni potrebbero rivolgerci. Lo faranno con la curiosità e la fermezza dei giovani, chiederanno spiegazione, vorranno i particolari.

E non dovremo rispondere che “morirono in tanti ed era difficile fare qualcosa, che si chiamavano polizia, carabinieri, etc etc”, perché questa è una risposta che sa di indifferenza e di scontato, di retorica vuota e senza sostanza.

Dovremo rispondere che eravamo arrabbiati e abbiamo urlato la nostra diversità nei territori dove la nostra storia ci aveva posti. Che siamo stati orgogliosi di essere onesti e di non aver taciuto, di aver collaborato e di aver visto, descritto, denunciato l’illegalità che ci passava davanti agli occhi, dallo spaccio all’estorsione, dal pizzo alla prostituzione.

Dovremo poter dire che non ci eravamo assuefatti, che lo sdegno ci montava dentro ogni volta, che non abbiamo dimenticato i nomi di chi è morto innocentemente e ingiustamente, che ci siamo presi le nostre città e i nostri territori ri-abitandoli di nuovo e riappropriandocene come cittadini, costringendo i mafiosi a cambiare aria e terreno. Dovremo poter dire che non abbiamo comprato nulla da loro, né una canna né un favore, né una macchina né una protezione. Che schifavamo i loro fuochi di artificio quando uscivano dal carcere e non sopportavamo, anzi disertavamo le feste patronali in cui chiedevano inchini di statue e offrivano spettacoli gratis per ostentare la loro misera grandezza.

Dovremo poter dire che abbiamo combattuto la nostra battaglia accanto a chi ha operato e a chi ha sofferto, che abbiamo letto e ci siamo informati su ogni tipo di evoluzione dei fatti, che sapevamo dei processi e di tanti giudici che fecero tanto. Dovremo poter affermare che se la mafia non c’è più è anche grazie a noi che nel nostro piccolo abbiamo sperato e operato per un tempo migliore.

Il punto è che se non siamo in grado di dirlo oggi, questo che è stato scritto, quel giorno in cui potrebbero chiederci come finì la mafia e che cos’era, non arriverà mai! Perché ai nostri figli regaleremo come “grande” eredità un potere d’inferno che divorerà anche loro. E aggiungeremo la retorica insopportabile e sterile che dice che “il mondo è stato, è e sarà sempre”. E i nostri figli, nipoti e altro, torceranno lo sguardo e lo volteranno verso persone migliori.

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