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Cultura d’impresa, Bari Capitale europea

Il 31 dicembre prossimo Fabiola Gianotti, la donna più importante di Italia, lascia la guida del Cern. La più grande macchina della conoscenza al mondo non si trova negli Usa.

Il Congresso USA con una cecità straordinaria votò contro lo stanziamento di fondi. Non è in Cina, anche se questo paese per creare un sostituto ha stanziato enormi risorse. Il Cern è in Europa ed è una lezione geopolitca mondiale.

Il Cern è finanziato da 24 Stati, accoglie 4000 scienziati di ben cento paesi. Tutti sotto la direzione – giova ripeterlo per 10 anni – di una donna italiana. Fatto politico-diplomatico straordinario. L’High Energy Phisics cinese è e rimane un progetto di una nazione singola: è la nuova Grande Muraglia cinese.

Il Cern invece è una istituzione di cooperazione. Non è un caso che il tunnel sotterraneo di 27 chilometri, scavato a cento metri sotto il livello del suolo, passi dalla Svizzera alla Francia senza che gli elettroni debbano mostrare carta di identità. E sarebbe difficile chiedergliela perché in quel tunnel – la cui temperatura è di 270 gradi sotto zero, pari a quella del vuoto assoluto dello spazio – le particelle viaggiano a una velocità pari quasi a quella della luce e compiono quell’anello di 27 chilometri 11.000 volte al secondo.

Chiedere la carta di identità alla circolazione del sapere? Ridicolo. Ma perché parlare oggi di Fabiola Gianotti? Anzitutto due premesse. Primo. La donna più importante d’Italia, la Meloni e la Schlein non si offendano, ma la scienza è infinitamente più importante per il futuro della politica, ha guidato per 10 anni, prima donna a farlo e unica direttrice confermata, la più straordinaria macchina della conoscenza. Secondo. Il Cern è nato nel 1954, tre anni prima della nascita della Comunità europea (trattato di Roma 1957).

E si può affermare che la «Politica del Sapere europea» anticipò la politica dei dazi e delle economie. Mentre le diplomazie discutevano ancora su dazi e commercio, gli scienziati (inclusi tedeschi, francesi e italiani che si erano combattuti fino a pochi anni prima) avevano già costruito il loro «Ponte Sapere» a Ginevra. Questo dimostra che il sapere è stato il primo vero collante dell’Europa unita, un apripista per l’unione politica.

Nei giorni scorsi, Bari è stata nominata «Capitale per la cultura di impresa» della Confindustria. Bisogna complimentarsi. Questa nomina è un privilegio conquistato con impegno e dedizione che bisogna valorizzare facendo di Bari la capitale internazionale della Cultura e Impresa. Questo potrebbe costituire la base per la promozione di un modello economico nazionale ed internazionale di cui Confindustria Puglia potrebbe essere la promotrice.

A tal fine vorrei proporre a Confindustria un convegno internazionale centrato su Fabiola Gianotti. Il tema del convegno: La nascita del «Ponte Sapere», la nuova via della seta mondiale. L’anno 2025 si chiude consegnandoci una fotografia impietosa: mentre gli Stati Uniti volano trainati dall’AI e l’Asia corre, l’Europa galleggia in una stagnazione che chiamiamo «resilienza», solo per non chiamarla declino. Il motivo del fallimento europeo non è nella mancanza di risorse, ma nel come le usa.

L’Europa sta cercando di navigare nel XXI secolo usando una mappa del XX secolo, il PIL (GDP), mentre la società moderna è diventata società dell’informazione, per cui quello che serve è il PIL Sapere (GDKP). L’Istat a cui l’ho chiesto molte volte, non si aggiorna, l’India si. Il PIL è un indicatore nato nell’era delle ciminiere. Misura la quantità: quanto acciaio, quante auto, quanto grano produciamo.

In quella gara, l’Europa non ha perso. Anzi si è comportata bene. Ma ora il futuro dell’economia è fatto di bit, di brevetti, di algoritmi. Il modello proposto delle 3 M – Massa, Market e..Mind – che sono alla base della economia digitale del GDKP che ha nel Mind il punto più alto. Ma purtroppo oggi ci troviamo in un paradosso contabile suicida. Se il Governo spende 14 miliardi per costruire ponti, il PIL ringrazia (investimento infrastrutturale). Se il Governo spende 14 miliardi per il sapere, è un costo. Con i 14 miliardi si può costruire il «Ponte Sapere»: 20 centri di ricerca sull’AI di livello internazionale uno in ogni regione italiana. Fabiola Gianotti è la persona perfetta per gestire il «Ponte Sapere italiano» e Confindustria Puglia dovrebbe «sequestrarla» prima che ce la rubino New York, Los Angeles, Parigi o Pechino.

Il PIL è un autovelox rotto che non ci dice che siamo fermi. Il Pil Sapere Italia (GDKP – Italy), con Gianotti alla guida, è il radar che può mostrarci la strada. E può dare a Confindustria Puglia un prestigio internazionale.

Umberto Sulpasso è Senior fellow digital Center for future- Annemberg school, University of Southern California

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