Per abbattere la spesa farmaceutica, bisogna valutare questioni importanti. Innanzitutto non si può far pesare la spesa farmaceutica di una azienda sanitaria di ogni parte d’Italia sulle spalle del medico di medicina generale perché sono vari i fattori che contribuiscono alla crescita di questo costo su cui bisogna fare specifiche riprogrammazioni. Occorre effettuare, innanzitutto, la valutazione della spesa farmaceutica indotta da prescrizioni di ricette private o dagli stessi specialisti del Servizio sanitario nazionale che non prescrivono con ricetta Asl. C’è d’aggiungere che le prescrizioni non rilasciate su ricette Asl all’atto delle dimissioni di pazienti dagli ospedali pubblici o convenzionati che non utilizzano i ricettari Asl non permettono di risalire alla responsabilità certa della prescrizione né alla rispettiva spesa.
Ciò comporta che il cittadino deve tornare dal medico di famiglia per farsi prescrivere quello che, invece, può fare direttamente il medico dell’ospedale. Le strutture private convenzionate che non hanno i ricettari Asl dovrebbero assumersi direttamente la responsabilità della prescrizione e della spesa. In più non si conosce, per esempio, l’ammontare della spesa riferita ai farmaci scaduti che sono stati inviati al macero dalle farmacie ospedaliere pubbliche e private convenzionate. Bisognerebbe rivisitare il prontuario farmaceutico dei farmaci di fascia A e C con l’eliminazione di medicinali ormai obsoleti ma ancora a carico del Ssn. È necessario, inoltre, riesaminare la distribuzione del farmaco con costi al di sotto dei cinque euro, salvaguardando gli esenti da ticket per reddito o patologia. Per le persone a reddito medio-alto questi farmaci possono diventare un acquisto diretto ed essere farmaci di fascia A per gli esenti ticket e di fascia C per chi non ha esenzioni. È necessario avviare una riforma fiscale, permettendo ai cittadini che acquistano certi farmaci di scaricarli dalle spese reddituali. Bisognerebbe mettere in atto questi accorgimenti prima di accusare la medicina generale di essere unica responsabile della crescita della spesa farmaceutica. Altra questione è quella dei medici che fanno prescrizioni inappropriate o non in sintonia con la legge. Questi casi possono essere perseguiti dalla legge, appurato che si è davanti ad un illecito. Ma i casi singoli di violazione delle regole sono altra cosa rispetto alle questioni inerenti alle responsabilità contabili e amministrative della spesa farmaceutica. Nell’ottica del regionalismo differenziato, che incombe sulle nostre teste, anche questo sarà un tema fondamentale che dovrà essere affrontato dai tavoli nazionali e regionali. Ci aspettiamo che la Conferenza Stato-Regioni prenda una posizione costruttiva nell’interesse della collettività. Sorprende, infine, l’inerzia della Fnomcea che tace, nel momento in cui vengono messi sotto accusa i medici di medicina generale, facendoli passare come unici responsabili dell’aumentodella spesa farmaceutica.
Ludovico Abbaticchio è presidente nazionale della Smi