Pochi temi fanno emergere le contraddizioni che dilaniano le forze politiche come l’autonomia differenziata. E il voto con cui il Consiglio regionale della Basilicata si è schierato contro il referendum abrogativo della legge Calderoli ne è la dimostrazione. Partiamo dai centristi. I vertici nazionali di Azione e Italia Viva non hanno mai nascosto la propria contrarietà alla riforma. In Basilicata, però, Azione, partito il cui nome già contiene il germe del protagonismo politico, ha preferito rimanere inerte, con Pittella e Morea che ieri si sono astenuti. Italia Viva, invece, ha scelto di non farsi… viva, con Polese che ha addirittura disertato la seduta del Consiglio. Paradossi linguistici a parte, i centristi hanno così consentito al centrodestra di allontanare la prospettiva del referendum. Alle contraddizioni non sfugge nemmeno il governatore Bardi che, subito dopo la definitiva approvazione della legge Calderoli da parte della Camera, non aveva nascosto le proprie perplessità. Ieri, invece, il presidente lucano si è sperticato in dichiarazioni di convinto sostegno dell’autonomia differenziata già prima che il Consiglio si pronunciasse. E poi c’è il centrosinistra. Lo stesso che difende la Costituzione, ma poi si oppone all’applicazione della norma che consente l’autonomia differenziata. Lo stesso, inoltre, che nel 2001 riformò il Titolo V della Carta spalancando le porte al regionalismo differenziato che adesso contesta. E chi paga il conto di tutto ciò? Tutta l’Italia, incluse le Regioni, che mai come oggi avrebbero bisogno di un dibattito sulle riforme serio, senza ideologismi e opportunismi.
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Di Redazione23 Novembre 2024
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