Per una serie di circostanze, la cittadina che amministro è stata sullo sfondo di notizie in tema di corruzione. Prima l’arresto del dirigente della Protezione civile Mario Lerario, poi la perquisizione della casa del fratello sacerdote, quindi il coinvolgimento di imprese locali, infine la nomina a direttore sanitario del Miulli di Vitangelo Dattoli, arrestato e poi scarcerato ma comunque coinvolto in un’altra indagine. Un bombardamento mediatico che a Natale ha tenuto banco nei ritrovi familiari, al bar, nelle chat e in altri consessi. In questo contesto la direttora de L’Edicola del Sud ha suggerito l’istituzione di un Osservatorio sulla corruzione in difesa delle persone oneste. A questa proposta che intendo rispondere.
Una comunità si chiede: «Ma davvero c’è tanto marcio?». E a proposito della reintegra di Dattoli al Miulli, tutti si sono scatenati, scandalizzati, a commentare che è una vergogna, escono di galera e sono pure promossi. Tutto ciò non può lasciare indifferente la politica che non può limitarsi a rivendicare l’estraneità ai misfatti: sono rilevanti anche le conclusioni che i cittadini traggono dalla lettura delle ricostruzioni di queste vicende. Dobbiamo monitorare costantemente la fiducia verso le istituzioni. E la nostra credibilità, di tutti noi che stiamo dall’altra parte rispetto ai governati, ne esce ammaccata.
Per tanto tempo, di fronte a tali episodi, le reazioni sono state di chiusura, gli scandali venivano respinti con sdegno da chi amministrava le nostre città: il nostro paese è sano, si diceva, anche quando le nefandezze erano di livello ancora peggiore, quando c’era di mezzo la mafia e perfino i boss dicevano «in che cosa ho mai mafiato»?
Oggi è tutto diverso: anche a non voler leggere i giornali, i social e le catene di Sant’Antonio telematiche che ci raggiungono ovunque, niente può passare sotto silenzio. Spiegare diventa un dovere, pur tenendo conto, però, che esiste il principio di non colpevolezza fino a sentenza passata in giudicato. Sui social è molto facile lapidare, fare di tutta l’erba un fascio. D’altro canto, bisogna dare una risposta a tutti coloro – e sono sempre più – per i quali le istituzioni sono irrimediabilmente malate.
La risposta può essere: innalzare il livello del dibattito. Parlare in maniera trasparente di questioni giudiziarie, anche se questo può creare, all’interno di un microcosmo sociale dove tutti si conoscono, sofferenze e disagi, ma introducendo anche un criterio di discernimento. Non tutti i casi giudiziari, infatti, sono uguali, non tutti i protagonisti che vengono coinvolti hanno le medesime responsabilità: un conto è un arresto in flagranza, un conto è una perquisizione, un conto è un’indagine giudiziaria come quella che riguarda gli appalti della Protezione civile, un conto è l’inchiesta foggiana dalla quale emergono profili molto diversi. Abbiamo conosciuto la stagione della disonestà impunita, abbiamo conosciuto poi il populismo forcaiolo: ora dovremmo sperimentare un nuovo modo più equilibrato di approcciarci a queste vicende che tenga insieme la giusta indignazione e la capacità di distinguere e di non giudicare preventivamente. Anche perché dire che è tutto un “magna magna” non aiuta a eliminare alla radice le cause della illegalità. Spesso è solo un argomento propagandistico utilizzato da una parte politica contro un’altra, come se invece il problema non fosse più profondo e diffuso, come se la stessa parte politica che oggi accusa non fosse destinata, domani, a macchiarsi a sua volta di altre vergogne.
E qui veniamo a un nodo importante: la politica, a tutti i livelli, ha veramente voglia di prevenire altri latrocini? Oppure continuerà a salire su macchine del consenso inquinanti che possono portare magari alla vittoria elettorale, nel breve periodo, ma con tanta gente che al passaggio si tappa il naso per non respirare, in un quadro cioè di sempre maggiore disillusione verso la democrazia, come dimostra il crescente astensionismo? Ecco, io non voglio perdere le speranze e confido che quella volontà ci sia davvero.
* Sindaco di Acquaviva delle Fonti
Bentornato,
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