SEZIONI
SEZIONI
Bari
Sfoglia il giornale di oggiAbbonati

Confronto civile in Parlamento e un piano contro i dazi: la Spagna ci dà una lezione

La confusione regna in Europa. Mentre la Cina risponde per le rime all’improvvisazione pedante e priva di qualsivoglia calcolo scientifico o economico del presidente americano Donald Trump, la Russia se ne sta acquattata in attesa degli eventi bombardando l’Ucraina, Benjamin Netanyahu prosegue con il genocidio dei palestinesi, i governi europei procedono in ordine sparso. Invece di varare un progetto operativo – magari un Pnrr per la competitività, il sostegno del mercato interno, lo sviluppo e diversificazione del commercio internazionale – con l’obiettivo di sostenere consumatori e imprese sotto attacco del magnate americano spalleggiato da plutocrati e oligarchi impazziti e incapaci di valutare gli stessi loro interessi, l’Europa e i governi nazionali, con le dovute solite eccezioni, giocano a rimpiattino sperando nella clemenza dell’autoproclamatosi “unto del Signore” che aspira a essere riconosciuto dittatore mondiale magari in diarchia con il suo omologo russo Vladimir Putin.

Spicca in questa palude la limpida determinazione della Spagna e del suo capo del Governo, Pedro Sanchez, che non ha perso tempo nel varare immediatamente un piano operativo dettando nel contempo la linea per la stessa Europa. Non solo. Ha, con un solo colpo, mostrato la dignità di un Paese di fronte alle senili escandescenze americane, dato una lezione di libertà e responsabilità ai sovranisti interni fanatici della diarchia Putin-Trump e ha mostrato al mondo la strada maestra per affermare la democrazia nelle istituzioni parlamentari anche in un momento di crisi.

Il dibattito promosso in Parlamento dal Governo spagnolo sulla crisi dei dazi farlocchi innescata dagli irresponsabili oligarchi americani, che distruggeranno innanzitutto il loro Paese innescando inflazione e crescita dei tassi di interesse prima di trascinare nella rovina gli altri, è stato un esempio limpido del funzionamento di una democrazia. La risposta del Parlamento intero, maggioranza e opposizione – compreso il partito di estrema destra sostenitore di Orban, Trump e Putin – è stata esemplare. In un’aula gremita, con toni pacati e tra l’attenzione generale il presidente del governo spagnolo ha esposto il suo piano di intervento in risposta alla follia del presidente americano, stigmatizzando l’irresponsabilità dei sovranisti interni che si traduce nel sostegno dei nemici del loro Paese oltre che dell’Europa. Il dato straordinario è rappresentato dall’unanime riconoscimento del ruolo centrale delle istituzioni democratiche da tutti riaffermato.

I temi e le parole usate da Sanchez sono state dure e ultimative, in linea con la gravità del momento ma nessuno si è permesso di mancare di rispetto al Parlamento né con l’assenza o l’abbandono dell’aula, né con le stupide schermaglie e tafferugli cui ci hanno abituato i nostri governanti in Italia e nemmeno con i toni che sono rimasti sempre pacati e mai sopra le righe. Quando avremo in Italia un dibattito parlamentare simile, in luogo degli inverecondi spettacoli sin qui propinatici dai sedicenti rappresentanti del popolo nelle sacre aule delle istituzioni repubblicane, o invece degli stucchevoli e blasfemi bla bla bla televisivi?

Il premier spagnolo ha immediatamente preso posizione contro l’insana pazzia degli oligarchi americani varando un adeguato e consistente pacchetto di aiuti per sostenere lavoratori, imprese e consumatori in questo momento assai delicato. Lo ha fatto in una seduta parlamentare in seduta plenaria. Il dibattito, come ancora si usa in Spagna e nei Paesi democratici, è stato franco, duro, senza sconti o indulgenze ma con una dignità, un tono di voce, una consapevolezza del proprio ruolo istituzionale straordinari. Non vi sono state reazioni scomposte. Il capo della destra neofascista, schieratosi a fianco degli oligarchi americani e russi che vogliono distruggere l’Europa, è rimasto al suo posto ascoltando in un silenzio imbarazzato e imbarazzante il discorso del primo ministro spagnolo e questi nemmeno con i gesti è andato oltre il bon ton. Erano le parole giuste e i provvedimenti adottati a parlare. Quale insegnamento per un’Italia che ha “svuotato” e ridicolizzato il suo Parlamento preferendo al dibattito istituzionale le interviste farlocche, i salotti televisivi truccati con pubblico compiacente annesso!

Nell’ottobre del 2023 ero a Santiago di Compostela, confinato in una stanza d’albergo lontano dal centro cittadino e dalla agognata cattedrale. Il Covid mi aveva appiedato nel bel mezzo del Cammino degli inglesi che, attraverso la Galizia, ci portava a Santiago. A Sigueiro, un comune di 4mila abitanti alle porte di Santiago e con quattro centri medici in funzione, ci giunsi in taxi e, su consiglio del compassionevole conducente, andai direttamente al primo di essi che incontrammo. Qui mi presero in carico assistendomi e seguendomi come lo deve essere un cittadino europeo, mi dissero al ricevimento, con mio grande stupore, pensando allo stato disastroso della sanità italiana. Durante la degenza in isolamento nel mio ultimo albergo mi sintonizzai sui canali televisivi spagnoli. Vi era in corso il dibattito per la formazione del nuovo governo. Vi erano state le elezioni anticipate. Il Partito socialista aveva mantenuto un risicato margine ma il partito popolare aveva ottenuto un ottimo successo ed era sicuro di trovare gli alleati per governare. Il capo dell’opposizione pronunciò un discorso duro contro il governo accusandolo di tutti i mali spagnoli e rivendicando al suo partito il diritto di governare. Lo fece senza mai alzare il tono di voce e senza sbracciarsi in alcun modo. Il Parlamento, maggioranza e opposizione, ascoltò in silenzio senza mai interrompere. Il capo del Governo socialista dimissionario era nei banchi a lui destinati in silenzio anch’egli, ascoltando la dura reprimenda e guardando il suo avversario con rispetto ed attenzione. Poi fu la volta del capo del partito socialista e primo ministro dimissionario. Non fu meno determinato e duro nelle argomentazioni rispetto al suo antagonista. La Camera dei deputati era piena in tutti i suoi seggi e non volava una mosca. Questa volta fu il capo del partito popolare a guardare con attenzione e rispetto l’oratore che contro argomentava con calma e tono di voce misurato. Terminò l’intervento affermando la bontà del suo operato e dichiarandosi pronto a seguire la volontà del Parlamento e a rispettare le indicazioni del re, che era presente al dibattito, nella indicazione del presidente incaricato a formare il nuovo Governo. A discorso concluso vi fu un applauso dell’aula senza manifestazioni di giubilo o di contrasto fuori luogo.

Anche in questo caso rimasi sorpreso della civiltà di quel Paese che era giunto buon ultimo alla democrazia ma aveva di gran lunga sopravanzato l’Italia ormai preda di lestofanti e imbonitori di piazza che preferiscono i cori da stadio al pacato ragionamento, le urla e le invettive ai programmi, le promesse fasulle ai provvedimenti e gli applausi dei seguaci al confronto serrato con gli avversari. Che tristezza per un’Italia che in precedenza era stata esempio e maestra di dignità! La presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni (che ama essere declinata al maschile), non ha sentito l’urgenza di andare in Parlamento a esporre i suoi piani, la posizione del Governo, i provvedimenti quanto mai urgenti e necessari a sostegno dell’economia italiana e dei suoi protagonisti, a confrontarsi con le opposizioni a indicare le linee per le decisioni europee. Come un disco rotto invita a non drammatizzare davanti ai microfoni di intervistatori addomesticati. Promette e rassicura dai podi di qualche congresso o assemblea di sostenitori interessati quanto spaventati… ma evita il Parlamento. Non si rende conto che così muore la democrazia, ma forse è proprio questo l’obiettivo degli attuali governanti, in corsa, gli uni contro gli altri, a rivendicare a sé le grazie di magnati e oligarchi privi di scrupoli che affermano il loro diritto divino a distruggere popoli e nazioni per affermare un potere personale deviato a cui gli adepti devono inchinarsi ed ai quali devono solo tributare fedeltà senza contropartite. Mala tempora currunt.

ARGOMENTI

dazi
donald trump
idee
parlamento
spagna
unione europea

CORRELATI

Bentornato,
accedi al tuo account

Registrati

Tutte le news di Puglia e Basilicata a portata di click!