C’è chi paga per farsi proteggere

Ancora violenza gratuita su di un Medico mentre svolgeva il proprio lavoro in favore delle Persone. Ancora una volta, come quasi sempre accade, vittima dell’azione violenta è una Donna. Esprimo la solidarietà personale, del Presidente Anelli e del Consiglio dell’Ordine dei Medici di Bari alla collega che ha subito questa sconsiderata aggressione. La dottoressa, vittima incolpevole la scorsa notte nella sede di continuità assistenziale di Japigia, fortunatamente non è stata colpita dalla sedia scagliata dall’uomo che la aveva prima assalita a parola e poi con i fatti.

L’intervento tempestivo dei colleghi del 118 avente sede nelle vicinanze, allertati dal clamore, ha evitato conseguenze peggiori. Stiamo raccontando di una ulteriore aggressione al personale sanitario, come di frequente avviene nelle strutture di emergenza urgenza, questa volta, per fortuna, senza conseguenze catastrofiche, ricordando con grande tristezza i brutali assassini della collega Paola Labriola, psichiatra, uccisa a Bari città da un paziente psichiatrico e della collega Maria Monteduro, medico di continuità assistenziale, uccisa nel leccese. Purtroppo i medici, ed il personale sanitario, sono spesso le vittime incolpevoli di uno stato di disagio e di esasperazione che pervade le persone. Quanto tutto questo sia la conseguenza di una sanità pubblica che non risponde a pieno alle necessità delle persone, oppure quanto questa violenza sia legata alla azione irresponsabile e scriteriata di individui che richiedono prestazioni non adeguate e che il sanitario non può erogare perché non consentite, è da verificare ogni volta nei fatti.

Tuttavia non è possibile che un professionista sanitario dell’emergenza-urgenza che esce di casa per svolgere il proprio lavoro deve farlo con l’angoscia di poter essere vittima di atti di violenza con conseguenze anche drammatiche. Molte colleghe della continuità assistenziale che turnano da sole, in paesi sperduti ed in sedi isolate o poco abitate, sono costrette a farsi affiancare nel turno di servizio da familiari o pagarsi di tasca propria una persona che le protegga. È impensabile che questi professionisti non debbano essere adeguatamente protetti mentre svolgono un servizio di pubblica utilità. Non è bastato l’aumento delle pene per chi commette violenza su medici ed operatori sanitari ad arrestare il fenomeno. La gente continua imperterrita ad inveire in maniera scriteriata sul personale sanitario.

Servono sicuramente mezzi tecnologici avanzati, dai videocitofoni alle telecamere esterne ed interne, a sistemi di allarme collegati con le forze dell’ordine. Inoltre le sedi di continuità assistenziale devono essere collocate in edifici centrali, con infissi protetti e, possibilmente, avere un servizio di vigilanza che almeno periodicamente durante i turni di lavoro, contempli il passaggio delle pattuglie.

Questo è il minimo per garantire un po’ di sicurezza, ma non è questo che risolve il problema della violenza perché è necessario una evoluzione culturale nelle persone.

Come Ordine dei Medici siamo più volte intervenuti sull’argomento, anche con campagne di comunicazione di massa, sia nei confronti della Politica che delle Istituzioni, ancorché sulla popolazione, ma la verità è che è il modo di pensare delle Persone che va cambiato.

Non si può aggredire un medico, un operatore sanitario che sono al Tuo servizio per curarti e per salvarti la vita!

Finché le Persone non si rendono conto di questa verità continueremo ad avere violenza gratuita in ogni ambito sanitario.

Allora bisogna educare le persone a rifuggire la violenza già da piccole, nelle scuole primarie, sanzionando ogni atto violento o di prevaricazione che venga attuato sugli altri, specie sulle donne.

Se ne parla tanto dopo i molti femminicidi, le violenze tra i giovani, le azioni delle baby gang, gli atti di bullismo e così via.

E’ tutto un sistema educativo che va riformato e di buoni educatori abbiamo tanto bisogno.

Non siamo sprovveduti da credere che azzereremo la violenza gratuita aiutando la gente a comprendere la “mission” del nostro lavoro ma sicuramente la limiteremo in modo importante.

Franco Lavalle è vicepresidente OMCeO Bari

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