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Castelli assediati dalla pale eoliche nel silenzio delle istituzioni

Cosa c’è dietro al progetto di impianto eolico da 51 torri eoliche, proposto da Fenice srl, in agro di Lucera, Torremaggiore, S. Severo, Pietramontecorvino e Castelnuovo della Daunia, in provincia di Foggia? Forse l’ennesimo assalto senza regole al territorio? Una speculazione energetica sulla quale Lipu, Altura e Società civile chiedono maggiori informazioni e dettagli progettuali, tanto da inviare le proprie osservazioni al ministero dell’Ambiente e alla Regione. Il progetto in questione prevede l’insediamento di 51 macchine eoliche di enorme taglia da 7,2 Mw per complessivi 367,2 Mw di capacità potenziale, altezza di 261 metri complessivi e relative opere accessorie di piste, elettrodotti, stazioni elettriche. Il tutto è previsto tra le ultime aree scampate alla più grande speculazione territoriale nazionale sulle aree rurali, dopo quella edilizia degli anni Sessanta, ad opera di eolico e fotovoltaico. Precisamente è coinvolto e sostanzialmente assoggettato un comprensorio che si estende per alcune migliaia di ettari su un’area a morfologia lievemente collinare caratterizzata principalmente da seminativi, ormai diventati un prezioso agroecosistema e “habitat di specie” massivamente aggredito su vastissima scala senza uno straccio di seria valutazione cumulativa. Ma non è tutto. Il mosaico agrario si replica anche sul piano storico culturale con numerose testimonianze diffuse masserie e siti storico-identitari. In tale ottica non si esita letteralmente a denigrare il comprensorio e a produrre affermazioni indimostrate e indimostrabili sulla scarsa valenza territoriale pur di conseguire l’obiettivo ultimo di ottenere il titolo abilitativo e quindi il mero ritorno finanziario. È appena il caso di evidenziare che la Puglia e la Capitanata rappresentano una catastrofe territoriale chiaramente sotto gli occhi di tutti a causa anche delle irresponsabilità nei consessi di valutazione secondo le competenze Ministeriale, Regionale e Provinciale (oltre che comunale per gli impianti fino a 1 Mw). Quindi è necessario analizzare non gli impianti “in realizzazione”, come asserito dal proponente, ma quelli autorizzati: in relazione all’obiettivo di 7,38 Gw aggiuntivi al 2030 rispetto al 2020 assegnati alla Puglia, risultano circa 4 Gw già approvati dallo stesso Ministero in Puglia solo tra luglio 2024 e maggio 2025, di cui 2,4 Gw (60%) nella sola provincia di Foggia. Questi dati non includono progetti di altre tipologie Fer né quelli approvati da enti diversi dal Mase: comuni o province, come appunto il buco nero dell’Ente Provincia di Foggia che approva di tutto.

Il Ministero valuti le proprie responsabilità rispetto a tale dinamica: verosimilmente in questo caos, il target di capacità è stato già raggiunto. Ulteriori impianti accrescerebbero effetti gravissimi rispetto alle conseguenze territoriali, considerando che tutto l’autorizzato è stato approvato anche nel vuoto del mancato aggiornamento normativo sulle “aree idonee e non idonee”, i cui obblighi scandalosamente tardano (strumentalmente) ad essere ottemperati.

Anche sul piano climatico si osserva che quantunque si raggiungessero istericamente gli obiettivi al 2030 (a costi esuberanti per effetto degli oneri di sistema!), non vi sarebbe alcun concreto vantaggio a scala globale, atteso che l’Italia contribuisce con lo 0,7-0,8% di emissioni complessive a scala mondiale e che solo circa 1/5 di queste sono determinate dal comparto elettrico oggetto a sua volta di obiettivo percentuale di riduzione delle emissioni. Se anche l’Italia (o addirittura l’Europa!) scomparisse con la bacchetta magica la riduzione di emissioni sarebbe irrilevante rispetto allo scenario mondiale in cui gli indicatori sulla Cina, Stati Uniti, India, ecc evidenziano un apporto percentuale abnorme e nessun trend di riduzione ma, anzi, di costante aumento delle emissioni di gas climalteranti.

Riportando il ragionamento a scala locale, l’Italia deve fare la sua (piccola) parte, ma senza isterismi, senza fretta e non a qualunque prezzo (anche ambientale, paradossalmente), considerando che le rinnovabili per loro stessa natura non hanno alcuna possibilità di soddisfare il 100% del fabbisogno energetico (elettrico e non solo). A maggior ragione la Puglia e ancor più la Capitanata che è stata degradata pesantemente. Quale parte integrante e sostanziale delle presenti osservazioni e per meglio comprendere il contesto territoriale ma anche sociale (che dovrebbe essere esso stesso una componente di valutazione), si allega anche la Carta di Fiorentino i cui drammatici contenuti sottoscritti da decine di sigle associative non hanno bisogno di ulteriori commenti.

Or bene, prescindendo forzosamente dalle norme formali, la definizione e l’istruttoria stessa alla base del vincolo rappresenta essa stessa ragionamento oggettivo, dal valore sostanziale, inoppugnabile e consolidato che deve indurre il valutatore a orientare la sua discrezionalità decisoria in direzione dell’obiettivo di tutela, diniegando l’istanza progettuale in questione. Infatti le definizioni di sintesi nel RR 24/2010 rispettivamente per i due vincoli, citano testualmente: Castello di Lucera (le rovine del Castello si ergono sul sito dell’antica rocca di Lucera. Vasta e imponente, la Fortezza pentagonale fu uno dei più imponenti castelli svevo-angioini. Occupa la sommità del colle, che cade su tre lati con un balzo di circa 100 m, mentre verso la città è protetto da un grandioso fossato che taglia la collina; la posizione strategica consente un’ampia visuale sul paesaggio del tavoliere.

La zona – compresi il Castello e il Belvedere – ha notevole interesse pubblico perché presenta cospicui caratteri di bellezza paesistica sì da formare un quadro naturale godibile sia da valle che da monte e ricco a sua volta di punti di vista ed osservazione dai quali si gode la visuale di un suggestivo panorama, costituendo, in particolare, tutto il tracciato dalla strada comunale “castello” un continuo belvedere della zona a valle. La realizzazione di Fer altera l’immagine storicizzata che identifica i luoghi in termini di notorietà internazionale e di attrattività turistica, introducendo nelle prospettive e nei coni visuali elementi di disturbo estranei al contesto).

Castel Fiorentino (passato alla storia perché ha accolto l’imperatore Federico II, deceduto nella sua domus il 13 dicembre 1250, è luogo sacro alla memoria degli Svevi: sono oggi (2010 ndr) innumerevoli i turisti di lingua tedesca che vi sirecano sulle tracce ancora esistenti di Federico II, Manfredi e Corradino. La posizione consente di dominare il paesaggio dell’alto tavoliere). Ancora: la zona di fiorentino sita nel comune di Torremaggiore (Foggia) ha notevole interesse perché la zona, caratterizzata da un antico insediamento medievale sito in collina, costituisce, per le caratteristiche geomorfologiche, un quadro di eccezionale valore paesistico- ambientale facilmente visibile da più punti di vista. La realizzazione di Fer altera l’immagine storicizzata che identifica i luoghi in termini di notorietà internazionale e di attrattività turistica, introducendo nelle prospettive e nei coni visuali elementi di disturbo estranei al contesto. In proporzione alle dimensioni abnormi delle macchine odierne, la tutela che verosimilmente oggi dovrebbe essere operata dal valutatore sul piano paesaggistico dovrebbe addirittura estendersi rispetto ai 10 km invece di essere compressa. Non è un caso che l’istruttoria alla base delle tutele di cui al RR 24/2010 concludevano non già con una interdizione assoluta e generalizzata dell’eolico ma con una estensione graduale del divieto in base alle dimensioni, fino ai 10 km per le macchine di altezza superiore a 70 metri! Oggi le dimensioni superano i 250 metri.

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