Giacomo Casanova più che un seduttore incallito fu un instancabile viaggiatore dell’anima e del pensiero, brillante, assetato di conoscenza e libertà. La sua vita fu un’avventura al limite tra realtà e leggenda. Ma chi era davvero?
La biografia “Casanova” (Laterza, 2023) di Alessandro Marzo Magno, studioso della storia veneziana, tenta di rispondere a questo affascinante enigma del Settecento. Marzo non segue cronologicamente il protagonista, ma ne attraversa la vita affrontando varie tematiche in 17 accattivanti capitoli: da Venezia all’amore, dalla gastronomia al corpo e all’igiene, dal gioco d’azzardo all’agente segreto, dal mago e cabalista al massone e altro ancora, riservando non poche sorprese, come per il numero delle conquiste, per l’atteggiamento verso le donne, lontanissimo dai libertini classici o per l’idea moderna che le differenze fra i sessi dipendessero non da cause fisiologiche ma solo sociali.
Comunque il tema amoroso riappare in altri capitoli: non c’è abito, età (purtroppo) o luogo che possa ostacolare la sua capacità amatoria. Un capitolo è dedicato all’amicizia con il librettista di Mozart, Da Ponte, avventuriero anche lui, che scrisse i versi relativi all’altro seduttore per antonomasia (letterario), Don Giovanni. Anzi, probabilmente nel 1787 a Praga in occasione della prima del Don Giovanni, Mozart, Casanova e Da Ponte si incontrarono, certo è che scrisse dei versi (pervenutici, anche se non utilizzati) per il libretto.
Il fascino della parola è uno degli aspetti più intriganti e meno stereotipati di Casanova, e Magno lo restituisce con finezza. Ad es., durante la sua più famosa prigionia (fu incarcerato cinque volte) Casanova riuscì a conquistare il secondino con la conversazione: raccontandogli storie e affascinandolo con discorsi eruditi (“La storia della mia fuga dai Piombi” fu poi un successo). Marzo ci consegna in un saggio rigoroso e godibile non solo le passioni di Casanova ma un quadro vivo del Settecento. Casanova si spostò in 15 Paesi, conobbe centinaia di personaggi illustri tra cui 12 regnanti, scrisse molto e negli ultimi anni della sua vita accettò di fare il bibliotecario nel castello del conte Joseph Karl di Waldstein a Dux (Duchcov, Repubblica Ceca), dove morirà nel 1798 e dove si dedicò – per fuggire alla malinconia – dal 1789 alla stesura dell’autobiografia, “Histoire de ma vie”.
La rocambolesca vicenda editoriale di questo minuzioso atlante della geografia sociale settecentesca è oggetto di un altro capitolo. La Biblioteca Nazionale di Francia acquisisce il manoscritto di oltre tremila pagine per 7 milioni di euro e lo rende consultabile liberamente. A Venezia dove nacque nel 1725 (ricorre il tricentenario) non c’è un monumento che lo ricordi.
Bentornato,
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