Caro Elon Musk, ti scrivo non per giudicarti, ma per chiederti di guardare, forse per un solo istante, non avanti, non in alto, ma dentro. Il mondo ti conosce come un visionario transumanista, un pioniere, un uomo capace di trasformare l’impossibile in realtà. Ma io oggi parlo non al genio, non al magnate, non al simbolo. Parlo al bambino che sei stato, a quel bambino che forse cercava riparo nei suoi sogni, nel suo desiderio di cambiare il mondo mentre fuori c’erano voci troppo forti, silenzi troppo gelidi, ferite troppo profonde.
A quel bambino voglio dire: non devi più scappare. Non c’è bisogno di fuggire sulla Luna o su Marte per sentirti al sicuro. Il rifugio più vero è il bene che scegli di fare agli altri. È lì che potrai finalmente respirare.
Elon, tu sogni di colonizzare altri pianeti, sei un visionario, ma non sei un ingenuo. Sai che il pianeta che ha più bisogno di te è questo. È la Terra. È l’umanità. Non quella in scala 1 a mille nei tuoi modelli ingegneristici. Quella vera. Quella che piange, che soffre, che spera ancora in un mondo migliore.
Sai, il vero “lancio spaziale” è quello che fa un uomo quando sceglie di amare senza ritorno. Quando smette di costruire razzi e comincia a costruire ponti. Ponti tra i ricchi e i poveri, tra chi può e chi non può, tra chi ha voce e chi non viene ascoltato.
Ti sei mai chiesto, Elon, che cosa lascerai davvero? Non i satelliti, non i loghi, non i tuoi post su X, ma le lacrime che sarai riuscito ad asciugare. Quelle sì, quelle resteranno per sempre.
Caro Elon, dici spesso che potremmo vivere in una “simulazione”, ma la realtà, quella vera, non ha codici binari: ha fame, ha dolore. È un padre che ha perso il lavoro e non sa come dirlo ai figli. È un malato che guarda il soffitto di un ospedale senza cure. È un bambino che piange sotto le bombe, non in un videogioco, ma sotto un cielo che brucia davvero.
La realtà, caro Elon, non è un’illusione digitale. È fatta di carne, di fragilità, di mani che si stringono prima di un addio. È la voce di una madre che canta anche se ha fame. È l’abbraccio di chi non ha più niente da perdere, se non l’amore.
E forse, proprio lì, tra la polvere e le lacrime, si nasconde la vera conquista dell’uomo: non Marte, ma la capacità di restare umani. Se domani, un bambino in un villaggio remoto avrà cibo e istruzione grazie a una delle tue intuizioni… Se un padre non perderà il lavoro perché hai scelto l’etica al posto del profitto… Se una donna potrà curarsi, studiare, vivere con dignità grazie alla tua tecnologia… Allora sì, Elon, avrai davvero conquistato l’universo.
Caro Elon, sai che un algoritmo non sente freddo. Un razzo non sa cosa significa perdere un figlio. Ma tu sì, Elon. Tu sei umano. E questo ti rende infinitamente più prezioso di qualsiasi intelligenza artificiale. Non possiamo fuggire da questo mondo. Possiamo solo abitarlo meglio. Non sarà la foto di un piede su Marte a farti entrare nella Storia. Sarà un cuore umano che, per merito tuo, ha imparato di nuovo a sperare.
Con rispetto. Con verità. Con affetto.
Da un essere umano, che crede ancora che anche i giganti possano imparare a chinarsi per sollevare chi cade.
Spero tanto che questa lettera arrivi dove deve arrivare. E tuttavia…, anche solo il fatto che esista, è già un atto di umanità in un mondo che troppo spesso guarda le stelle dimenticando le persone!
Bentornato,
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