L’esperienza invita a essere prudenti. Eppure, dopo i continui stop registrati nella scorsa legislatura, la nascita di una commissione parlamentare d’inchiesta sulle grandi città italiane sembra questione di giorni. In questo senso, negli ultimi quattro mesi, sono state avanzate otto proposte che a breve dovrebbero portare all’istituzione di un organo monocamerale a Montecitorio, presieduto da Fabio Rampelli (Fratelli d’Italia) e composto da venti deputati con un tetto di spesa di 65mila euro l’anno. Probabile che sotto inchiesta finiscano Roma e Milano, chiamate a giocare due importanti partite: la capitale è in lizza per ospitare la sede dell’Alma, l’autorità europea antiriciclaggio, con la quale le istituzioni continentali “compenserebbero” la presenza della Bce a Francoforte e dell’Eba a Parigi; il capoluogo lombardo, invece, punta ad accogliere gli uffici dell’Agenzia dei brevetti. Insomma, tutto lascia intendere che fioccheranno processi alle amministrazioni. E tra queste sarebbe il caso che finisse pure quella di Bari.
Se per Roma e Milano l’obiettivo è far luce soprattutto sul degrado e sull’escalation di criminalità, nel caso di Bari gli spunti per un intervento della commissione parlamentare d’inchiesta sarebbero molteplici. Qualche esempio? Il degrado dilagante in luoghi-simbolo come piazza Umberto, al quale corrisponde un altrettanto evidente abbandono delle periferie, sempre più “lontane” dal centro della città. E poi la preoccupante recrudescenza di furti con spaccata, atti di vandalismo e aggressioni da parte di baby gang ormai fuori controllo, alle quali le istituzioni non sembrano in grado di reagire in modo efficace. Ma la commissione parlamentare d’inchiesta potrebbe e dovrebbe approfondire anche le tante questioni irrisolte in materia di trasporti, gestione dei rifiuti, refezione scolastica, senza dimenticare gli altri servizi di cui i residenti lamentano l’inadeguatezza.
In altre parole, sarebbe il caso che i venti deputati in procinto di entrare a far parte della commissione parlamentare non si concentrassero soltanto sui nodi da sciogliere per il futuro di Roma e Milano. Mettere sotto la lente d’ingrandimento le amministrazioni anche di città come Bari, infatti, è un’occasione irripetibile per dare risposte al malessere che ormai dilaga dal centro alle periferie estendendosi anche all’hinterland del capoluogo pugliese. Un malessere che a Bari accomuna cento dipendenti comunali, pronti a dimettersi per denunciare condizioni di lavoro mortificanti, centinaia di piccoli e grandi imprenditori, delusi dalle politiche di sviluppo messe in campo dall’amministrazione, e migliaia di residenti, esasperati da servizi non all’altezza di una grande città. Ecco, è a questi che i deputati dovrebbero dare risposte. Possibilmente rapide e convincenti.
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