C’è qualcosa di profondamente simbolico, quasi profetico, nella storia che si è scritta nei giorni scorsi Manfredonia. Gli operai che non si arrendono, che non accettano la logica dello scarto e del fallimento, e che decidono di riprendersi in mano il proprio destino: non come dipendenti, ma come protagonisti. Una fabbrica chiude, ma non muore: rinasce dalle mani e dalla volontà dei suoi lavoratori, trasformandosi in una cooperativa green, capace di guardare al futuro con coraggio e innovazione.
Questa vicenda ha il sapore di una pagina berlingueriana, perché racchiude in sé l’idea che il lavoro non è solo salario, ma dignità, comunità, democrazia. Luca Telese, presentando in questi giorni il suo saggio su Enrico Berlinguer, ha ricordato come il segretario comunista avesse intuito prima di tanti altri che il futuro sarebbe stato segnato non solo dalle lotte operaie, ma anche dalle grandi questioni etiche e ambientali. Berlinguer parlava di “questione morale” come fondamento della politica, ma anche di un modello di sviluppo più giusto, meno inquinante, più umano. Ecco perché la rinascita della fabbrica di Manfredonia, rigenerata da chi vi aveva lavorato e oggi la gestisce in forma cooperativa, non è soltanto cronaca economica. È un esempio di come una comunità può riscoprire dentro di sé le forze per non scomparire, un atto di resistenza che diventa progettualità. Gli ex dipendenti che investono risorse e competenze per produrre nel segno della sostenibilità incarnano quella “modernità” di Berlinguer che Telese ha definito ancora attuale, quasi visionaria.
In un’epoca in cui i conflitti di interesse e i giochi di potere sembrano soffocare le speranze, la scelta di questi lavoratori racconta invece una politica dal basso, fatta di concretezza e coraggio, che non aspetta il salvataggio esterno ma costruisce la propria emancipazione. È la prova che il Sud non è soltanto terra di crisi e abbandono, ma anche di creatività sociale, di comunità che non si rassegnano. “Un volto per la memoria”, il programma di iniziative dedicate a Berlinguer a Manfredonia, trova qui un riflesso concreto. Non una semplice celebrazione, ma un ponte tra passato e presente: l’etica del lavoro, la centralità della persona, l’urgenza di un’economia rispettosa dell’ambiente e delle comunità. Un ringraziamento speciale va anche alla famiglia Lorenzo Diomede di Rutigliano, che con la sua sensibilità e il suo sostegno ha reso possibile questa rinascita, dimostrando che quando il mondo imprenditoriale e quello dei lavoratori si incontrano nel segno della responsabilità sociale, il futuro diventa davvero una speranza condivisa.
Se Berlinguer fosse qui, guarderebbe a questa storia con orgoglio. Perché dimostra che i suoi ideali non appartengono a un museo della memoria, ma camminano ancora, vivi, nelle scelte di chi non si arrende e trasforma la crisi in possibilità.