Il patto per il Sud siglato da Confindustria e Intesa Sanpaolo è un chiaro segnale da non sottovalutare. Investire per accompagnare la crescita delle imprese e del Paese, a iniziare dal Sud, può segnare la svolta necessaria per una visione strategica del futuro con un governance economica chiara e forte.
Dei 200 miliardi complessivi messi a disposizione fino al 2028 ben 40 sono destinati alla crescita del Mezzogiorno per dare una mano a vincere la sfida di Industria 5.0, dell’intelligenza artificiale, dell’internazionalizzazione, con un focus specifico sulle Zes. Notevole anche l’impatto dal punto di vista simbolico che ha visto Napoli come location dell’evento. Occorre potenziare il più possibile gli investimenti per rilanciare una produzione che ha visto il segno meno negli ultimi 24 mesi. La Zes unica può essere una straordinaria occasione se aperta e non destinata come sempre accade al Sud ai soliti noti.
Il settore manifatturiero e il mondo agricolo sono i punti di forza da sollecitare e promuovere. La collaborazione tra Confindustria e Intesa San Paolo è strategicamente utile, ma va calata e implementata anche nella aree produttive delle zone più fragili del Mezzogiorno e quindi delle aree interne dei piccoli Comuni dell’Appennino meridionale. Il credito è lo strumento necessario per sollecitare e facilitare le imprese ad investire.
Il sistema bancario deve necessariamente lavorare gomito a gomito con le imprese e con i territori. Si tratta di un grande lavoro necessario per ridurre i costi energetici e rafforzare la Zes anche con investimenti esteri.
Torno, come fatto in precedenza su queste stesse colonne, a sollecitare una riflessione seria sul ruolo svolto dalla Cassa per il Mezzogiorno all’origine del “miracolo economico italiano”, una governance economica sostenuta dalla Banca mondiale dal respiro lungo con interventi economici continui e coerenti e non con gli interventi spot inseriti nel Pnrr. Il livello di partecipazione delle istituzioni internazionali alla creazione della Cassa del Mezzogiorno fu davvero notevole per quello che venne definito come “il più grande e attraente piano di sviluppo regionale del mondo”. Mi piace ricordare il ruolo strategico e fondamentale di Domenico Menichella, nativo di Biccari e dunque originario della provincia di Foggia, governatore della Banca d’Italia, nella definizione della legge istitutiva della Cassa del Mezzogiorno.
Quella governance economica fu capace di finanziare, anziché specifici progetti, “un programma organico di interventi pubblici a favore del Mezzogiorno”. Oggi i territori sono chiamati a una sfida titanica nel progettare futuro su vasta scala dovendo tener delle dinamiche planetarie interdipendenti tra di loro. La visione di “uomini di ferro” come Menichella, Sullo, Saraceno, Vanoni, Olivetti, dello Svimez, è di una straordinaria attualità e coerenza. Acqua ed energia sono e restano le sfide che abbiamo davanti a noi per fare del Mezzogiorno d’Italia la punta avanzata del futuro europeo nel Mediterraneo. Il tempo dell’attesa e della delega è ampiamente scaduto. Svegliati, Sud.
Bentornato,
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