La storia ha fatto in breve tempo il giro del web, prima ancora che del capoluogo pugliese: l’ottantenne Giovanna – nata, radicata, vissuta e quasi “inchiodata” da sempre nel suo amatissimo quartiere di Bari vecchia – è stata sfrattata dall’abitazione in cui risiedeva da 40 anni dal suo proprietario perché i piccoli locali dove ha articolato e sviluppato la sua vita devono diventare un altro – ennesimo, bello e maledetto – bed and breakfast.
A questo punto, però, sorge spontanea una lunga serie di interrogativi. A chi conviene tutto ciò? Ovvero a chi conviene che il centro storico si svuoti della storia e della vita, dei colori e delle grida, per diventare un’avvilente e artefatta proposta turistica che mangia tutto, dal corpo al cuore, dall’anima alla tradizione?
Conviene che un quartiere perda la sua gente o forse è meglio che la sua gente conviva liberamente con le istanze del presente e, restando nel suo habitat, gli si adatti nelle modalità che sceglie più opportune?
Falsificare un quartiere o addirittura una città (Venezia? Firenze? E quante altre?) è un atto di una violenza estrema che svilisce e annienta il percorso di civiltà e di comunità.
A chi conviene? Certo, ai proprietari di non sempre (diciamolo pure) trasparenti attività ricettive. Ma alla città, soprattutto, conviene? Ai suoi dirigenti che investono forze per renderla bella e migliore, con un corpo e un’anima, conviene?
Conviene alla gente barese che si vede trasformare in una vetrina neanche sempre di lusso, rinunciando a se stessa e alla sua identità, come già in Puglia vediamo spesso, da Gallipoli a Polignano a mare a Vieste e alla famosa Borgo Egnatia, recentemente balzata agli onori delle cronache per aver ospitato il vertice dei capi di Stato e di Governo delle sette superpotenze mondiali?
Dopo che avremo ceduto tutto alla logica dei soldi, cosa ci resterà della città? Cosa ne sarà di quel gioiello di Bari vecchia?
E poi un’ultima cosa: caro sindaco entrante, non è che è arrivato il momento di calmierare e controllare con un registro apposito e garantito, il profluvio di attività ricettive che spuntano come funghi e annientano un territorio che invece di sostenere il turismo intelligente, si prostra ai suoi piedi carpendone soldi e vendendosi l’anima?
Dopo che tutto questo sarà consumato, a chi converrà dirsi ancora abitante di una città che si è venduta? A chi conviene in questo momento? Certo, non alla povera Giovanna che ora, sola e stranita, cerca un monolocale dove poter abitare ad un affitto decente per una pensionata.
Bentornato,
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