La ricerca di Sos Tariffe, secondo cui i costi per la tenuta del conto corrente bancario sono aumentati, meraviglia, perché gli aumenti non hanno nessuna giustificazione. Infatti, il rialzo dei tassi sta garantendo alle banche che i soldi raccolti grazie ai depositi sui c/c, sono adesso impiegati con interessi che forniscono alla banca una buona remuneratività.
Negli ultimi anni le banche, per controbilanciare la discesa dei tassi di interesse, non solo hanno diminuito fino a zero il tasso contrattuale che remunera le giacenze (sotto non si può scendere, altrimenti si andrebbe contro l’art. 1834 cod. civ.), ma hanno anche aumentato i costi dei c/c. Adesso però, per correttezza contrattuale e logica economica, le banche dovrebbero abbassare i costi. Il sindacato Fabi ha accertato che i rincari dovuti all’inflazione stanno riducendo i conti correnti degli italiani.
I depositi delle famiglie sono scesi di 18 miliardi negli ultimi 4 mesi del 2022, a testimonianza di un crollo del potere di acquisto, che costringe gli italiani ad attingere alle loro riserve per far fronte ai maggiori costi.
La diminuzione delle somme sui conti è quindi provocata dai rincari che stanno riducendo la capacità di risparmio delle famiglie. Anche questo dato conferma che i cittadini meritano una riduzione dei costi per le spese di tenuta del proprio conto. Per difendersi da soli è opportuno sapere che, fortunatamente, la forte concorrenza che c’è fra i tanti istituti, aiuta molto un cittadino che voglia risparmiare su questo tipo di costi.
Esistono differenze importanti fra c/c che costano poche decine di euro e altri che invece costano qualche centinaio di euro all’anno. Tuttavia, è un grave errore limitarsi a scegliere il proprio c/c solo sulla base dei costi vivi. Infatti, le differenze nel costo di un conto dipendono molto dalla quantità dei servizi collegati al conto corrente, ad es. la disponibilità di carte di pagamento, la gestione di un portafoglio titoli, la ricezione di comunicazioni in forma cartacea. Perciò, è importante scegliere un conto che includa nel canone fisso i servizi di cui pensiamo di avere effettivamente bisogno. Le differenze di costo tra un conto e un altro dipendono anche dal numero di operazioni che effettuiamo (per esempio prelievi da sportello, bonifici). Spesso, infatti, le banche offrono c/c che non prevedono spese fino a una certa soglia di operatività, compresa nel costo fisso. Superata questa soglia, tuttavia, le spese di ogni operazione possono essere elevate.
Il consiglio più importante è comunque quello di non guardare solo i costi ma di considerare anche l’eventuale remuneratività che la banca concede sulle somme depositate. Infatti, alcune banche finalmente stanno iniziando a riconoscere interessi attivi in favore dei clienti che hanno giacenze sui conti. Pertanto, se una banca mi fa pagare costi superiori a un’altra ma mi riconosce interessi attivi sulle somme che deposito sul c/c, nel complesso probabilmente risulterà più conveniente. Un altro aspetto è che per i conti online i costi fissi sono quasi sempre più bassi di un conto tradizionale. Tuttavia, nel caso in cui si avesse la necessità di eseguire un’operazione allo sportello, ci si troverebbe a pagare molto più di quanto si pagherebbe per la stessa operazione attraverso un c/c tradizionale (senza considerare che alcuni conti online hanno un numero di sportelli ridotto, magari lontano da noi). Ancora, è vero che le banche hanno la facoltà di modificare unilateralmente le condizioni contrattuali. Dall’altro lato, però, i risparmiatori hanno diritto alla portabilità del conto: possono trasferirsi in qualunque momento da una banca all’altra. Il trasferimento di utenze, addebiti e accrediti automatici deve essere eseguito entro non più di 12 giorni lavorativi. La portabilità è un diritto ed è anche gratuita per legge. Infine, esiste il conto corrente base, offerto da tutte le banche a fronte di un canone annuo onnicomprensivo basso ed è gratuito per i consumatori il cui Isee superi 11.600 euro e per i pensionati che incassano emolumenti di importo lordo annuo non superiore a 18.000 euro.
Antonio Pinto è presidente di Confconsumatori Puglia