C’è una notizia che, complice il trambusto provocato dalle elezioni europee e amministrative, sembra essere scivolata in secondo piano. Da domani, infatti, nell’aula della Camera riprenderà l’esame del disegno di legge sull’autonomia differenziata. La prospettiva è quella di un’approvazione in tempi piuttosto rapidi. Il che vuol dire una sola cosa: mentre l’attenzione di partiti e opinione pubblica è catalizzata dalla sfida elettorale, a Montecitorio il Sud sta per essere ammazzato.
Già, perché il ddl Calderoli è nato con una serie di “difetti di fabbrica”, come li ha opportunamente definiti Ivo Rossi. Approvato il testo, le Regioni potranno chiedere l’attribuzione di ulteriori funzioni al Governo, ma limitatamente alle cosiddette “materie non Lep”, cioè quelle su cui non sono stati rinvenuti rilevanti livelli essenziali delle prestazioni nella legislazione vigente. Eppure si tratta di materie importanti come protezione civile e coordinamento della finanza pubblica. Per le altre, invece, il Governo, attraverso appositi decreti, dovrà prima riconoscere i Lep e valutare in termini standard le risorse finanziare necessarie per garantirli nei diversi territori.
E allora quali sono i punti critici? La frammentazione delle competenze in ambiti di intervento pubblico di primaria rilevanza produrrà inefficienze economiche, ridurrà la trasparenza delle politiche pubbliche, complicherà le scelte delle imprese che operano in più regioni. In più, la determinazione delle risorse finanziarie, umane e strumentali alle Regioni differenziate resta demandata alle singole intese, quindi a molteplici di atti bilaterali tra Governo e Regioni. Queste intese definiranno le funzioni da attribuire, ma non i criteri.
A complicare ulteriormente il quadro ci pensa il fatto che ad attribuire le risorse finanziarie, umane e strumentali alle Regioni differenziate dovranno essere le commissioni paritetiche, una per territorio: ciò farà venire meno ogni logica unitaria, con la conseguenza che l’Italia sarà letteralmente “fatta a pezzi”. Insomma, la Repubblica “una e indivisibile” sta per essere “squartata”, con grave danno per il Sud che vedrà ampliarsi ulteriormente la distanza da Centro e Nord. I fautori di questo scempio non hanno rinunciato a passerelle e “questue elettorali”: un aspetto che tutti i meridionali avrebbero dovuto ricordare.