La salute è un diritto fondamentale per tutte le persone. La nostra Costituzione la tutela e lo Stato la deve garantire. L’approvazione del progetto di autonomia differenziata darà, invece, il colpo di grazia alla sanità del Mezzogiorno. La pandemia da Covid avrebbe dovuto generare un ripensamento del modello sanitario e una sua maggiore statalizzazione, superando le inefficienze delle Regioni a partite da quelle meridionali.
Si ritorna, invece, a una proposta che non tiene conto di cosa sia successo in questi due anni di pandemia. Il Covid è stato arginato solo grazie all’azione di coordinamento dello Stato. Siamo contrari, per queste ragioni, a qualsiasi ipotesi che metta in pratica uno stravolgimento dell’azione redistributiva dello Stato legata alla fiscalità generale e alla gestione in toto, senza più una compartecipazione nazionale, alle Regioni di servizi come quelli erogati dalla sanità. L’impatto della pandemia sui cittadini non ha insegnato ancora nulla a chi ci governa.
Il Sindacato pensionati italiani della Cgil, nel promuovere oggi in piazza Prefettura a Bari una manifestazione di critica all’autonomia differenziata, ha colto nel segno. Abbiamo, infatti, la necessità di rilanciare il Servizio sanitario nazionale con politiche che attuino una vera integrazione tra ospedale e servizi territoriali per rispondere al progressivo invecchiamento della popolazione. Invece, le condizioni in cui versa il nostro Servizio sanitario nazionale sono drammatiche. Rispetto a quando nel 1978 si varò la riforma, istituendolo, c’è stato un cambiamento demografico, con un forte aumento dell’età dei cittadini, non ancora metabolizzato in modo adeguato. Siamo di fronte, inoltre, a un aumento delle povertà, a interventi pubblici non omogenei sul territorio nazionale che stanno aggravando le diseguaglianze del nostro Paese.
Al Parlamento, per queste ragioni, chiediamo maggiore attenzione, più risorse per servizi sociali e sanitari e un ripensamento profondo sull’autonomia differenziata. Occorre superare le differenze regionali e dotare lo Stato di reali poteri di intervento che vadano oltre la regionalizzazione della sanità, intervenendo sulle grandi questioni della salute (per esempio: la ricerca, i malati cronici, le patologie oncologiche, l’accesso ai farmaci per tutti, l’integrazione socio sanitaria). L’utilizzo dei fondi del Pnrr per la sanità deve avvenire con una visione interregionale che ponga al centro il cittadino e la sua salute. Non ci potevamo aspettare che dopo la pandemia si abbattessero i frutti amari dell’autonomia differenziata sul diritto alla salute e sulla sanità del Mezzogiorno. Siamo ancora in tempo per invertire la rotta. La sanità deve tornare ad essere un diritto universalmente garantito a tutti i cittadini del Paese. Partiamo da oggi con la manifestazione dei pensionati della Cgil.
Ludovico Abbaticchio è presidente nazionale del Sindacato medici italiani (Smi)