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Altro che Legge Bassanini: qui ci vuole una Cassa per i Comuni dell’Appennino

Il grido di dolore – l’ennesimo che parte dai piccoli Comuni italiani – nelle scorse ore lanciato da Graziano Coscia, sindaco di Carlantino, è la testimonianza plastica di un disagio che ormai tende a diventare tormento. Un fastidio che diventa “cancrena” e, quindi, necessita di “amputazione”. La rivolta di Carlantino, che adesso minaccia di abbandonare la Puglia “matrigna”, non è altro che il segno di regole sbagliate che penalizzano e umiliano le popolazioni delle aree appenniniche.

Stiamo ai fatti. Il dimensionamento scolastico, i saperi scolastici, sono offesi e umiliati da regole sbagliate legate ai numeri che danno un vantaggio ai grandi centri. Altro non è che la dimostrazione del fallimento di quella legge Bassanini che proprio in materia scolastica strombazzava urbi et orbi la “mitica” autonomia. La perdita dei servizi di segreteria didattica e la sempre più lontana governance scolastica rendono residuali i piccoli Comuni con grave danno per i saperi scolastici dei piccoli alunni. La mobilità sociale disorganizzata, con corse organizzate solo nella “convenienza” dei grandi centri e senza il minimo ragionamento sulla mobilità interna, è una ramaglia tra Comune e Comune dell’area dei Monti Dauni.

Il flatus voci della Regione Puglia, l’assenza di una visione organica e strategica in termini di sanità locale, saperi scolastici, viabilità coglie trova i sindaci che non hanno un ruolo, non hanno strutture burocratiche adeguate, solo oneri e responsabilità nella triste condizione di urlare tutto il proprio dolore.

La “legislazione differenziata” è la risposta politica alle distanze di 5mila piccoli Comuni che, come Carlantino, rivendicano una stagione di “normalità” nei servizi indispensabili al benessere del cittadini. Carlantino è il luogo dove insiste la diga di Occhito, la “bella che non balla” nel disastro idrico meridionale.

È di queste ore la polemica con i “dirimpettai” molisani che alzano il muro sulla possibilità ormai trentennale di collegare la diga del Liscione a Occhito e garantire così acqua ai residenti e allle imprese. Un ritardo mostruoso che il Mezzogiorno e l’Appennino pagano sull’altare della cattiva politica e del pessimo ruolo svolto dalle Regioni in questi anni. Il “muro molisano” l’emblema della peggiore idea partorita dalla politica in questo tempo, cioè l’autonomia differenziata: ognuno padrone a casa sua senza tenere conto del bene comune. L’acqua è un bene comune universale non trattabile, come è stato invece fatto in questi anni per scambi, favori, prebende e poltronifici prolifici con una debitoria che supera il miliardo di euro degli enti di gestione idrica meridionale.

Il sindaco di Carlantino, dunque, minaccia di portare Occhito in Molise se non troverà ascolto nelle sorde stanze di Via Gentile sapendo che tutto questo non è realizzabile pur volendolo. Serve, invece, lavorare a un progetto politico nazionale ed europeo che guardi a una governance economica, la Cassa per l’Appennino, sul modello della storica Cassa del Mezzogiorno, il piano ventennale Adriano Olivetti, con nuove assunzioni nella pubblica amministrazione dei piccoli Comuni, tecnici del paesaggio, agronomi, tecnici strumenti multimediali, specializzati in lingue straniere e tanto altro. Un nuovo ruolo del sindaco, libero dalle pastoie di una inutile Bassanini. Una vera rivoluzione copernicana che riporti al centro della vita istituzionale il Comune con la sua storia e la sua dignità.

Sarà in grado questa classe dirigente di sviluppare un pensiero di così alto profilo? Il prossimo 15 marzo sulla diga di Occhito presenteremo il libro di Nico Catalano, dal titolo “Essere Puglia”, che vuole essere un incentivo a fare sollecitando soprattutto i giovani ad agire.

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