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Alfabeto della pietà: gli abbracci di Pompei e i crimini di Gaza

La settimana che si chiude ci consegna delle immagini che sottendono una traccia, che a me pare difficilmente disconoscibile. Ed è la traccia dell’umano, dell’amore e dell’ignavia.

Una immagine, la prima, è recente. Ritrae padre Alex Zanotelli sul luogo del delitto di Arcangelo Correra, a Napoli. La foto lo mostra nel mentre depone un cero sulla segatura, un perimetro spesso che circoscrive la chiazza di sangue.

Nel tabacchino di mia nonna la si usava quando a novembre pioveva per settimane intere. E quel luogo diveniva, negli odori e nella fantasia di un bambino, una falegnameria profumata di trinciato forte.

Torniamo a Napoli: poco lontano da quel cero bianco i fiori, un gazebo mal messo e le basole di pietra lavica. Da Nairobi al Rione Sanità il passo è breve perché le periferie della storia hanno lo stesso proscenio in cui si consumano tragedie feriali e seriali.

Seppure ricurvo su quelle basole padre Alex ha la lucidità e la rabbia di ricordare – anche alle polemiche miserabili dei giorni addietro – che, al netto delle armi, «il problema principale è la camorra; noi siamo davanti ad una camorra che è ad immagine dei napoletani, dove ognuno fa il cavolo che vuole: ed è una camorra pericolosissima quella che assume questo comportamento».

L’altra immagine, la seconda, ci riporta alle ultime ricerche sulle origini e sui legami delle vittime dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. È l’immagine – nota e struggente, molto mediterranea nel senso di mare in cui altre lave solidificano identico dolore – che calcifica un istante di vita, praticamente l’ultimo respiro. Il Dna ci dice che quell’abbraccio non ha nulla a che vedere con qualsivoglia legame famigliare: non vi è nessuna fratellanza o figliolanza con retoriche annesse. Non c’è nessun focolare. Nulla di tutto questo: è, invece, una specie di “diritto del mare” lavico, l’abbraccio con l’altro nell’imminenza della fine. E l’altro, in questo caso, assume i contorni della alterità più vera, più autentica: le analisi del Dna, infatti, ci dicono che gli individui avevano legami genetici con le popolazioni dell’Africa settentrionale e del Mediterraneo orientale; ci dicono – oltre ogni ragionevole dubbio – che l’individuo maschile col bracciale d’oro aveva tratti genetici compatibili con le popolazioni del Nordafrica, mentre l’individuo abbracciato della “Casa del criptoportico” mostrava segni di un’origine mediorientale. Questo siamo: figli di Annibale, “grande generale nero”, parafrasando gli Almamegretta.

Scendendo ancora più a Sud ci sono le immagini di Gaza: quella storia lì, quei corpi a cui è stata negata anche la pietà della lava. Credo abbia ragione chi perimetra quella terra e gli accadimenti odierni come un test morale. Quella storia, quelle vite, ci chiedono di prendere posizione: ci dicono che la neutralità non esiste, non ci può essere. E chi adula il governo presieduto da Netanyahu – le bimbe e i bimbi di Bibi, per intenderci – non ha fatto altro che svolgere il quesito morale ritenendo umanamente sopportabile e giuridicamente lecito quello che sta accadendo; spostando l’asta del lecito e preparando qualcosa che supererà l’orrore di Gaza.

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