Al Sud il reshoring italiano

Si parla molto di reshoring, vale a dire della tendenza a riportare su territorio italiano importanti produzioni, specialmente di componenti per l’industria. Argomento al centro di un evento dell’associazione Merita a Catania, con il nuovo polo dei fotovoltaici a cui Enel ha dato impulso.

Se n’è parlato il 16 novembre scorso, con un seminario metà in presenza e metà da remoto, a testimonianza di quanto l’ad Francesco Starace aveva annunciato in un precedente evento (anche stavolta dello stesso tandem, ma stavolta a Napoli, risalente all’aprile scorso) circa il progetto di incardinare la gigafactory dei pannelli a Porto Empedocle: “Abbiamo in programma un investimento di 6 miliardi e 600 milioni – affermò Starace – nei prossimi tre anni, concentrato prevalentemente infrastrutture di rete. Perché la transizione richiede chiaramente il potenziamento di tutto quello che è il sistema di trasporto di energia a mezzo di reti elettriche”.

In questo quadro che vede un cambiamento importante nel modo in cui le reti devono essere concepite e utilizzate si inserisce il potenziamento della nostra fabbrica di pannelli solari fotovoltaici in Sicilia, che vede aumentare il proprio volume di produttivo di 15 volte e quindi da 200 megawatt all’anno a 3000 di pannelli usciranno da questa fabbrica.

Dal dibattito del 16 novembre emerge la tendenza a chiudere con la stagione della globalizzazione planetaria, concepita allo scopo di andare a produrre dove il lavoro costa meno. E a riaprire una prospettiva di strutturale reshoring, appunto, all’interno di dimensioni più ristrette (e più omogenee anche dal punto di vista delle regole da rispettare) delle aree da coinvolgere nelle filiere globali.

La decisione dell’Enel di riportare la produzione nel Mezzogiorno farà dell’Italia il più grande produttore di pannelli solari in Europa. In palese controtendenza rispetto alla forte dipendenza del nostro Paese da impianti e componenti da Paesi del far East, oltre che dei principali Paesi europei, non solo nel settore fotoelettrico, ma ancor più per gli impianti eolici in e off shore. Si torna dunque a premiare competenze e know how nazionale, eccellenze attestati dai numeri, secondo quanto sostenuto da Confindustria nel Libro Bianco per uno sviluppo efficiente delle fonti rinnovabili al 2030: “nei nostri laboratori – vi si legge – sono state sviluppate 36 tecnologie per energia solare, 23 per accumuli e integrazione FER nella rete e 22 progetti trasversali”.

“Il Mezzogiorno che – rimarca una nota di SRM dell’aprile 22 – oggi produce il 52,3% della quota nazionale di eolico, solare e bioenergie e rappresenta il principale serbatoio italiano di energie rinnovabili; può diventare presto uno dei principali hub europei dell’idrogeno”.

Il Sud può essere quindi il luogo del reshoring italiano per la grande disponibilità di localizzazione, la presenza di risorse umane apprezzabili formate in Università di tutto rispetto e la più agevole raggiungibilità degli impianti produttivi via mare.

Non è a caso se tre dei principali investimenti italiani per la produzione di apparati funzionali alle FER (è di nuovo Merita che
parla) riguarda non solo la gigafactory 3SUN-Enel a Catania, ma anche Stellantis a Termoli e SERI Industrial a Teverola (Caserta): la prima per la produzione di celle fotovoltaiche di nuova generazione e le altre due per batterie di accumulo destinate soprattutto (ma non solo) al settore automotive. “Sono le premesse – spiega Claudio De Vincenti – per immaginare nel breve due ricadute fondamentali per far decollare nel Mezzogiorno una vera e propria industria al servizio della conversione verso la energia da fonti rinnovabili: da un lato la fertilizzazione industriale del territorio”. Dall’altro lato il Mezzogiorno può supportare la crescita, la qualificazione e l’assunzione di leadership per una ricerca in grado di sostenere la filiera produttiva.

Raffaele Tovino è dg di Anap

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