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Addio al vecchio, ma il nuovo dove va?

Addio Michele Emiliano, benvenuto Antonio Decaro.

La Puglia volta pagina, inizia l’era del nuovo governatore. E a guardare al numero dei voti che l’ex sindaco di Bari, ora anche ex parlamentare europeo, ha raggiunto, il 64,8%, la svolta appare fortemente voluta dagli elettori, senza dubbi e senza tentennamenti.

Tanti auguri presidente e buon lavoro. Complimenti anche al cosiddetto Campo Largo che ha dato prova di consistenza sia in Puglia sia in Campania, augurandosi che possa resistere compatto anche nel futuro se si vogliono come alternativa. E onore delle armi a Luigi Lobuono, politico mite e ubbidiente, che ha condotto con dignità le sue truppe alla sconfitta annunciata. Ora che però è tutto finito e tutto deve cominciare vorremmo soffermarci sul dato che più ci ha colpito, il numero infimo di chi è andato a votare.

Solo il 41,8% dei pugliesi, 14 punti in meno del settembre del 2020, quando alle urne si recò il 56,4%. Sebbene non si voglia sottovalutare che cinque anni fa votammo anche sul referendum costituzionale per la riduzione dei parlamentari, oltre che sul cambio della guardia alla Regione (la nostra e di altre sei fra l’altro), e che questo significò sicuramente una mobilitazione maggiore, non c’è dubbio che questo dato non è più solo un campanello d’allarme, ma è già uno squarcio enorme nella tela della democrazia. E la Puglia fa peggio delle tre regioni al voto con il Veneto al primo posto che raggiunge il 44,6 e la Campania al secondo con il 44%. Numeri miseri in tutti i casi. Una ferita enorme che va suturata non solo dalle nostre parti, nel nostro Paese, ma pare sia aperta in tutto il mondo chiamato «Occidente».

Cominciamo, allora, dalle domande principali. Come andranno recuperati quegli elettori che hanno deciso di non partecipare al gioco?

Che cosa non li ha convinti? Possibile che adulti o giovani che siano preferiscano esprimere le proprie opinioni solo sui social e non nelle urne? E se è così, perché accade? Non siamo professionisti della politica, solo osservatori di strada e quindi le nostre risposte sono approssimative e probabilmente anche sbagliate. Ma non per questo ci sottraiamo ad avanzare qualche ipotesi.

Molti opinionisti fanno discendere la freddezza dell’elettorato all’assenza di leader carismatici: una figura decisa attrae, convince, seduce. E in queste ultime settimane si è spesso fatto il nome del nuovo sindaco di New York, Mamdani, che ha trascinato alle urne con la sua carica di simpatia e decisione forse più americani di Obama. Ma non è il caso di Decaro, ci sembra: è da tempo un leader riconosciuto, stimato e anche apprezzato. E non solo in Puglia, ma nel Paese come ha dimostrato la sua performance lo scorso anno nelle elezioni europee, 500mila preferenze sono un bottino ineguagliabile.

Perché allora il suo fascino non ha trascinato a votare nemmeno la metà dei pugliesi? E gli altri leader? Nichi Vendola, solo per fare un nome. Qualcuno potrebbe obiettare che forse se non ci fosse stato Decaro alla guida del centrosinistra l’astensionismo sarebbe stato addirittura più alto. Ma non possiamo averne la prova, quindi il dubbio resta. Non deve esser questione di leader. O almeno, non solo di leader. Se proprio vogliamo tornare di nuovo all’esempio del sindaco di New York, forse è più questione di quello che si dice e di come si dice. Cosa avrebbe dovuto mobilitare i pugliesi? Forse il sogno di potersi curare senza aspettare mesi e mesi per entrare in ospedali accoglienti. Forse quello di riuscire a vivere a Bari una vita ricca e brillante anche se non si vive fra la Città Vecchia, il murattiano e l’Umbertino. Forse se si è tarantini (ma non solo) quello di considerare l’Ilva, l’industria siderurgica più importante del Paese, un patrimonio da salvare con le unghie e con i denti senza che ammazzi nessuno. E forse se si pensa di essere pugliese e basta, il sogno di salvare il resto degli ulivi non attaccati ancora dalla xylella perché sono la nostra carta di identità.

Certo, lo sappiamo che sono i principali problemi della regione e che quindi sono nella mente e nel cuore dei nostri amministratori. Ma non siamo altrettanto certi che i pugliesi lo sappiano; o perlomeno che ci credano. Perché diciamoci la verità, le nostre campagne elettorali sono ancora fuori registro: siamo passati dalle lenzuolate dei programmi che nessuno leggeva, ai video rap. Niente contro le canzonette (alcune divertenti, altre meno), ma non siamo sicuri che siano determinanti per diffondere un programma politico.

Ecco, scritto nero su bianco: programma politico, vocabolo d’altri tempi forse, ma è l’unico quelli che conosciamo. E quindi ora che la Puglia ha cambiato timoniere, ci aspettiamo di conoscere la rotta. Non c’è stata alternanza con questo voto, i pugliesi non l’hanno voluta. Ma Decaro e Emiliano hanno idee diverse di come si amministra, pur facendo parte della stessa famiglia. Insomma Decaro di sicuro vorrà scegliere le sue priorità. Facciamo il tifo perché coincidano con i sogni dei pugliesi.

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