SEZIONI
SEZIONI
Bari
Sfoglia il giornale di oggiAbbonati

Accelerare per cercare di non buttare alle ortiche le opportunità

A giugno 2026, data entro la quale dovranno essere completati gli interventi inseriti nel Pnrr, manca meno di un anno e mezzo. Ed è in questo lasso di tempo che dovrebbe essere data piena attuazione al Piano per gli asili nido, misura indispensabile per contrastare la denatalità, favorire l’occupazione femminile e stimolare la crescita economica soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno.

Eppure, a giudicare dai dati recentemente pubblicati dall’Ufficio parlamentare di bilancio, dietro l’angolo sembra esserci non tanto la sospirata svolta positiva quanto l’ennesimo fallimento. Partiamo, come sempre, dai numeri. L’Ufficio parlamentare di bilancio ha analizzato 3.199 progetti, nonostante le carenze nell’aggiornamento dello stato di avanzamento dei lavori da parte dei soggetti attuatori. Il quadro emerso non è affatto incoraggiante: per 440 interventi mancano informazioni “fresche”, 81 sono ancora in progettazione, 2.240 in esecuzione e soltanto 420 in conclusione (sebbene di questi ultimi solo 88 risultino completati). A destare le maggiori preoccupazioni sono i progetti in esecuzione, visto che questa fase è notoriamente la più lunga e articolata e prevede pagamenti legati a specifici avanzamenti contrattuali. Di questi 2.240 interventi, infatti, ben 352 in tutta Italia portano ritardo rispetto alla scadenza imposta dal Pnrr.

Si tratta, nella maggior parte dei casi, di progetti che vedono come soggetti attuatori i piccoli Comuni e si concentrano soprattutto nel Sud, quindi anche in Puglia e in Basilicata dove i lavori in ritardo sono rispettivamente 18 e 9 per un equivalente di decine di milioni di euro.

Per rimediare a questa situazione di stallo, che rischia di compromettere l’obiettivo dell’attivazione di 150mila nuovi posti per i bambini da zero a sei anni negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia di tutta Italia entro la metà del prossimo anno, sono state adottate diverse strategie. Per esempio, sono stati siglati accordi con Invitalia per centralizzare le committenze, stipulare intese con Consip per semplificare le procedure amministrative e le gare d’appalto, attivate task-force coordinate dalle Prefetture, assegnati poteri commissariali ai Comuni, a cominciare da quelli più piccoli che sono soggetti attuatori di più della metà dei progetti inseriti nel Piano degli asili nido. Basterà? Probabilmente no.

Come hanno opportunamente evidenziato gli esperti Monica Montella e Franco Mostacci in un loro recente approfondimento sul tema, per imprimere un’accelerazione decisiva all’attuazione del programma è indispensabile innanzitutto un monitoraggio continuo e costante dei singoli progetti, a cominciare da quelli che versano attualmente in fase di esecuzione, e un tempestivo aggiornamento del contenuto di Regis, la piattaforma attraverso cui le amministrazioni centrali e territoriali adempiono agli obblighi di monitoraggio, rendicontazione e controllo delle misure finanziate attraverso il Pnrr. Altrettanto necessario è rafforzare la capacità amministrativa e finanziaria dei Comuni, primi fra tutti quelli con meno di 10mila abitanti che sono soggetti attuatori di progetti destinati a circa un terzo dei bambini di età compresa tra zero e sei anni. Questo nell’immediato.

Nel medio e lungo periodo, inoltre, occorre garantire a quegli stessi Comuni le risorse necessarie per finanziare la spesa corrente, incluse le spese di gestione di asili nido e scuole per l’infanzia, evitando così che queste strutture, dopo essere state costruite, restino inutilizzate o vengano cedute ai privati come già sta accadendo in numerose realtà pugliesi. Insomma, sul Piano degli asili nido serve un’accelerazione decisa e immediata. Il che non vuol dire cedere all’approssimazione, rischiando così di compromettere la qualità dei lavori, realizzare interventi non conformi agli standard e costruire strutture destinate a rimanere vuote. Significa, piuttosto, porre le amministrazioni locali in condizione di recuperare il già troppo tempo perduto: soltanto così si può evitare una clamorosa figuraccia che si tradurrebbe in un’enorme occasione sprecata soprattutto per il Sud.

ARGOMENTI

economia
idee
pnrr
sud

CORRELATI

Bentornato,
accedi al tuo account

Registrati

Tutte le news di Puglia e Basilicata a portata di click!