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Acca Larentia il ricordo cela la nostalgia del fascismo

Potrebbe essere una manifestazione democraticamente concessa quella svoltasi a Lecce per la commemorazione dei fatti di via Acca Larentia del 1978, quando a Roma due giovani di estrema destra furono massacrati da un commando di estrema sinistra. Non discuto sul bisogno di commemorazione di un fatto, tragico, inquadrabile in un contesto di profondissime tensioni ideologiche che hanno deviato il percorso di civiltà e confermato la brutalità delle fazioni politiche quando espresse con un accanimento fuori da ogni valore realmente politico. Resta il fatto che si avverte, anche a Lecce, il bisogno di commemorare questo avvenimento che sempre più diventa rievocazione nostalgica di simboli e valori fascisti. Si badi: fascisti, non di destra!

Il fascismo, in Italia, ha creato danni indelebili alla democrazia e al Paese, affondandolo nell’abisso della distruzione bellica: ricordare fatti in qualche modo riconducibili alla storia fascista e ai suoi mai conclusi prodromi significa riabilitare un atteggiamento vittimista che proprio non regge e non deve essere concesso in alcun modo. I danni del fascismo sono incommensurabilmente enormi e non basta certo la morte di due militanti, sempre riprovevole, per mettere in pareggio i danni inferti con quelli subiti. Chiunque pensi che ricordare Acca Larentia significhi far risaltare improbabili eroi ammazzati in una guerriglia incivile, si sbaglia di grosso. E con ciò giunga il rispetto per i caduti, che sempre si deve.

Ma sorge un altro dubbio alquanto evidente, legato ad una sempre più frequente azione di “sdoganamento” della nostalgia fascista che vive nella pancia volgare del nostro Paese: il brulicare inquietante di fenomeni e movimenti che si ispirano ai valori fascisti rivela il bisogno di ancorarsi ad un passato che non omaggia il lavoro della costruzione di una destra nuova e moderna, capace e intelligente, libera dai fantasmi del passato e capace di dialogare con una sinistra adulta, anch’essa ormai scevra di ogni compromesso stalinista e con una identità nuova. Ma evidentemente si è lontani da ciò, se poi assistiamo a tali manifestazioni, peraltro frequentate in maniera stupefacente.

Perché ricordare questi fatti che dovrebbero veramente essere dimenticati? Chi ne avverte il bisogno? Perché di quei difficili anni ’70 non si ricordano le già drammatiche vicende di mafia e di terrorismo che hanno segnato il terreno della nostra involuzione, le cui conseguenze paghiamo ancora oggi? L’ignoranza della storia recente e il basso livello di istruzione e conoscenza del male vissuto e subìto sono un’urgenza su cui intervenire politicamente e culturalmente per evitare tali scempi di memoria.

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