Avete presente quegli incubi in cui, in una situazione di pericolo, cercate di scappare ma non riuscite a muoverti di un millimetro e vorreste urlare ma le corde vocali non vi accompagnano? Ebbene, il secondo tempo della partita di Carrara ha risvegliato certe sgradevoli sensazioni. Un film, purtroppo, già visto anche in molte partite al “San Nicola”. Una squadra senz’anima, senza idee e carente di orgoglio. Perchè non si può spiegare diversamente la metamorfosi dalla prima alla seconda frazione di gioco. Altro che playoff.
Mister Longo le sta provando tutte e non sa più a che santo votarsi. I quattro cambi, praticamente contemporanei, nella ripresa con la Carrarese, andrebbero esattamente in questa direzione. Una situazione di caos che non ha risparmiato nemmeno il tecnico piemontese passato (giustamente) dal battere i pugni sul tavolo, nei primi mesi a Bari, chiedendo a gran voce rinforzi, alle giustificazioni per le tante occasioni mancate, quali la “rosa troppo striminzita”, i “titolari stanchi di tirare la carretta”, fino ad arrivare, buon’ultima, alla “pressione” della piazza barese. La verità, in questi casi, sta sempre nel mezzo. Ci sta pure che gli infortuni, contingenza con cui ogni squadra, chi più e chi meno, deve fare i conti durante la stagione, abbiano ridotto gli uomini a disposizione. Ma la pressione dei tifosi, è abbastanza risibile. Bari è una città che vive di calcio e chi ci viene a giocare sa già a cosa va incontro. I suoi effetti, di solito, sono direttamente proporzionali alla competitività della squadra e mai deleteri. Se 7 attaccanti hanno messo insieme appena 16 gol su 33, un motivo ci sarà pure. Se la squadra ha subito una decina di rimonte, forse non ha una difesa proprio irreprensibile. Se spesso gioca bene solo un tempo, un pensierino anche alla preparazione atletica non sarebbe un’eresia.
A Bari, in questi casi, la spiegazione è lapidaria: “Come spendi mangi”. A buon intenditor…
Bentornato,
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