Durante la seconda udienza del processo che vede come imputato il comandante della Polizia locale di Anzola dell’Emilia, Giampiero Gualandi, accusato di aver ucciso il 16 maggio del 2024 la collega Sofia Stefani di 33 anni.
Dalle carte presentate dalla difesa dei familiari di Sofia Stefano è emerso un raccapricciante contratto di sottomissione stipulato dalla coppia, sottoscritto il 18 maggio del 2023 nel quale il comandante Gualandi si definisce “Supremo” mentre la vittima viene definita “la Schiava”.
Un contratto a sfondo sessuale nel quale entrambi accettano di assolvere a funzioni e ruoli ben precisi dove primeggia la funzione dominante del Gualandi che così afferma: «io signore e padrone, mi impegno a dominare l’anima della mia sottomessa, divorandola a mio piacimento». Una trama interessante e curiosa se si trattasse di un film horror, ma in realtà stiamo parlando di un caso di omicidio consumato nella caserma del piccolo comando di Polizia locale di Anzola dell’Emilia.
Il contratto di sottomissione riconduce alla memoria dei più avveduti lettori al libro di E. L. James “Cinquanta sfumature di grigio”. Qui il protagonista è Christian, un conoscitore del mondo sessuale esperto, che dopo aver vissuto un’infanzia e un’adolescenza tormentata ha sviluppato pulsioni sadiche e possessive che gli fanno vivere delle relazioni solo come dominatore dell’alto.
Ebbene la trama sembra essere la stessa. Da un lato il Comandante in un ruolo verticale di dominio che assolve al compito della figura dominante, maschilista e autocentrato e dall’altro la figura della vigilessa, da poco assunta che, vivendo già un ruolo di subalternità con il suo Comandante, accetta di farsi definire sua schiava e di concedersi non solo coma subalterna nel ruolo rivestito all’interno del Comando, ma anche come subalterna nella loro relazione sessuale. Nel loro ruolo asimmetrico qualcosa ha fatto corto circuito in quanto la storia, in ultima analisi, è terminata con la morte della Stefani.
Dalle testimonianze raccolte sulla scena vi era un Gualandi severamente freddo al contrario degli altri testimoni presenti che non potevano credere ai propri occhi. Sofia non c’è più, quel giorno era riversa a terra nel comando di Anzola dell’Emilia in una pozza di sangue. Un femminicidio che fa pensare a quanto la mente umana sia fragile e facilmente condizionabile. Un copione di un libro riproposto sulla scena reale capace di generare sofferenza e malessere ad una intera comunità. Ora Sofia non c’è più e il Gualandi che era nella stanza con lei quel giorno è l’unico imputato per il delitto della vigilessa. Un delitto che si tinge stranamente di grigio dove il confine tra la realtà e la finzione viene del tutto divelto dalle parole dei testimoni e dal contratto, da entrambi i protagonisti, firmato quasi a sugellare e denunciare la verticalizzazione dei rapporti in alcuni ambienti lavorativi.
Bentornato,
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