L’Italia si trova di fronte a un’emergenza sociale che coinvolge bambini, ragazzi e anziani, due categorie apparentemente lontane ma accomunate da crescenti difficoltà economiche. I dati Istat 2023 sono impietosi: quasi 1,3 milioni di minori vivono in povertà assoluta, con un’incidenza media del 13,8%, che nel Mezzogiorno sale al 15,5%. Questa situazione colpisce soprattutto le famiglie numerose, monogenitoriali e con genitori operai o disoccupati. In presenza di tre o più figli, la percentuale di povertà impenna al 18,8%.
Queste cifre raccontano una realtà drammatica, peggiorata dalle crisi economiche recenti e dall’impatto del Covid-19. I nuclei familiari monoreddito, già fragili, hanno visto aumentare la loro vulnerabilità: nel 2021, il 27,4% dei contribuenti dichiarava meno di 10mila euro l’anno, con un aumento del numero di comuni colpiti da redditi bassi. Al Sud, città come Napoli e Andria sono esempi emblematici, con più di un terzo delle famiglie monoreddito che include almeno un minore.
Se i giovani rappresentano il volto più visibile di questa emergenza, gli anziani non sono immuni dalle difficoltà. Prima della crisi del 2008, la povertà era distribuita in modo più omogeneo tra le generazioni, con un’incidenza attorno al 5% per gli over 65. Oggi, molti anziani si trovano a sostenere figli e nipoti con pensioni sempre più erose dall’inflazione e dalle spese sanitarie.
Il loro contributo economico, seppur fondamentale, spesso non basta a scongiurare la povertà, creando un circolo vizioso che colpisce intere famiglie. L’aumento delle famiglie monoreddito al Sud, con punte come quelle di Caserta e Napoli (rispettivamente al 29,1% e 30,1%), testimonia quanto la geografia sociale del Paese resti divisa. La pandemia ha amplificato il divario Nord-Sud, rendendo più evidenti le difficoltà nelle regioni meridionali, dove il peso della crisi economica si fa sentire maggiormente. Il rapporto dell’Osservatorio sulla povertà educativa di Openpolis fornisce una immagina impietosa dei cambiamenti registrati in questi anni rispetto alla quale non possiamo rimanere indifferenti.
Servono quindi interventi mirati per sostenere le famiglie vulnerabili e gli anziani, che spesso agiscono come “ammortizzatori sociali” in una rete familiare sempre più fragile. Politiche di sostegno al reddito, investimenti in servizi sociali e misure contro l’esclusione economica devono diventare una priorità per arginare un fenomeno che rischia di compromettere il futuro di generazioni e di aggravare il già pesante squilibrio territoriale. Il futuro dell’Italia passa da qui: dalla capacità di sostenere i più deboli, dall’infanzia alla terza età, e di costruire una società più equa e solidale.