Due recenti decisioni della giurisprudenza italiana, apparentemente lontane tra loro, hanno un punto in comune: il ridimensionamento del principio della forma come presidio di garanzia. La prima riguarda la riscossione contributiva, con la Cassazione che esclude la necessità della comunicazione di avvenuto deposito (la cosiddetta Cad) per le notifiche Inps. La seconda proviene dal Tribunale di Catanzaro, che ha riconosciuto validità agli accordi economici tra ex coniugi stipulati via chat, ammettendo persino la testimonianza dei figli. Due episodi che, pur mossi dall’intento di semplificare, rischiano di erodere tutele fondamentali.
Con la sentenza n. 21847/2025, la Suprema Corte ha affermato che l’avviso di addebito Inps notificato per compiuta giacenza si perfeziona con il semplice rilascio dell’avviso nella cassetta postale. Nessuna necessità, dunque, di inviare la raccomandata informativa prevista dalla legge 890/1982 (Cad). La Corte privilegia l’efficienza della riscossione: meno formalismi, tempi più rapidi. Ma il rovescio della medaglia è evidente. Se il contribuente non viene a conoscenza dell’atto, il termine per l’opposizione decorre comunque. Il rischio è che la difesa sia compromessa non per inerzia, ma per mancata conoscenza effettiva. La conoscenza legale sostituisce quella reale: una presunzione che, in materia di diritti, lascia perplessi.
Ma, a fronte di tale arretramento delle garanzie, il contribuente deve sempre poter avere un rimedio: strumenti come la rimessione in termini diventano cruciali per bilanciare l’efficienza della riscossione con le garanzie del contribuente, se questi prova la mancata conoscenza a lui non addebitabile.
Sempre nell’estate 2025, il Tribunale di Catanzaro ha aperto un varco nel diritto di famiglia con una sentenza (n. 1620/2025) che ha riconosciuto la validità di un accordo economico tra ex coniugi, raggiunto tramite chat.
In particolare, il provvedimento stabilisce che gli accordi “a latere” tra coniugi, cioè quelli stipulati al di fuori delle procedure ufficiali di separazione o divorzio, possono essere considerati pienamente validi senza l’approvazione formale del giudice. Questo vale a condizione che non si ledano i diritti dei figli o che gli accordi non siano contrari all’ordine pubblico.
Nel caso concreto, l’ex marito si impegnava a pagare il mutuo, la moglie rinunciava al mantenimento. Un decreto ingiuntivo di oltre 20 mila euro è stato revocato, perché i messaggi su WhatsApp sono stati ritenuti prova sufficiente dell’intesa, così dimostrando che anche un semplice accordo informale può avere effetti giuridici importanti. Ancora più sorprendente, il tribunale ha ammesso la testimonianza del figlio per confermare l’accordo. La forma scritta davanti al giudice, presidio di equilibrio e trasparenza, è stata sostituita da scambi digitali rapidi, opinabili e facilmente manipolabili.
“Forma è sostanza”, ammonivano gli antichi. Non per gusto estetico, ma perché la forma garantisce certezza, imparzialità e tutela della parte più debole. Senza forma, la sostanza rischia di evaporare in interpretazioni soggettive. Nelle notifiche INPS, la mancanza della CAD può tradursi in decadenze inconsapevoli. Nei divorzi via chat, la prova digitale apre a contenziosi interminabili su frasi decontestualizzate, con l’aggiunta inquietante del coinvolgimento dei figli come testimoni.
È indubbio che lo Stato cerchi procedure più snelle. Nel campo della riscossione, l’INPS ha bisogno di recuperare crediti rapidamente. Nel diritto di famiglia, la giustizia tenta di alleggerire il carico dei tribunali. Ma la velocità non può sacrificare il diritto di difesa e la certezza dei rapporti giuridici. Quando la conoscenza dell’atto è solo presunta, o quando una chat sostituisce l’aula di tribunale, non siamo davanti a modernità, ma a un arretramento delle garanzie.
Le due decisioni segnalano una tendenza comune: l’allentamento del formalismo giuridico in nome della semplificazione. Una linea che può attrarre per l’efficienza apparente, ma che mina la sostanza delle tutele. Perché se è vero che la forma non deve diventare un feticcio, è altrettanto vero che senza forma non c’è difesa, non c’è equilibrio, non c’è certezza. In definitiva, l’antico monito resta attuale. E dimenticarlo rischia di trasformare la giustizia in un terreno instabile, dove la rapidità vince sulle garanzie.
Bentornato,
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