Viviamo l’epoca di maggior transizione economica dal termine della prima guerra mondiale. Il mondo dell’economia si sta spostando ad est e nello stesso tempo la nuova ricchezza delle Nazioni è quella del sapere prodotto. Eravamo abituati a calcolare con le merci materiali prodotte il PIL, ora all’est calcolano il sapere prodotto, Pil Sapere. Non è detto che l’occidente percepisca questi cambiamenti come qualcosa che lo trasformeranno radicalmente, ma così è, e queste elezioni regionali, per strano che possa sembrare, manifestano in maniera lampante due grandi lezioni: una di democrazia e una di economia e, allo stesso tempo, aprono orizzonti speciali al nuovo presidente della regione Puglia.
Anzitutto la lezione di democrazia. La conferma dei voti oltre il 60% per i candidati politicamente prossimi ai Presidenti uscenti, dice che i governatori regionali precedenti hanno saputo ben governare. Ma così è perché lo hanno fatto favorendo temi regionali e non astruserie politiche nazionali, che sono quelle che spiegano l’astensione dalla urne. È per la distanza dai dibattiti politici nazionali dai problemi reali che la presenza al voto è crollata ovunque.
E, fatto gravissimo, ma mi sento di azzardare che la percentuale dei votanti giovani alle elezioni è stata ovunque bassissima. La politica nazionale invecchia, elezione dopo elezione. I giovani non si sentono più rappresentati dalla politica. E qui entra in ballo l’economia: é proprio la natura della transizione economica in atto che sfugge ai leader nazionali. I giovani vivono sulla propria pelle questa transizione che i politici non comprendono. Per molti dei politici il web significa pornografia da controllare, mentre per i giovani il web coincide con gli orizzonti del nuovo lavoro internazionale da conquistare. Nuovo lavoro che vede crollare le barriere nazionali. Vede crollare le superstrutture politiche basate sui poteri non in linea con la nuova economia. Oggi come un secolo fa, l’economia è in rivoluzione.
Cento anni fa l’economia industriale stava liquidando quella mercantile e artigianale. Stavano per nascere le grandi masse di disoccupati urbani e nascevano per la prima volta i beni di consumo di massa. Ma perché questa transizione si esprimesse pienamente all’epoca ci fu da liquidare due imperi che traballavano. Oggi si tratta di mandare in pensione strutture politiche industriali antiquate.
All’epoca, di liquidare l’impero ottomano se ne fece carico l’Inghilterra, che aveva adocchiato le “vaste distese sotterranee di petrolio” nei paesi arabi, e spedì T.E. Lawrence a preparare il terreno per la nomination all’oscar di Peter O’Tool, e David Lean, con Lawrence d’Arabia, a raccontare ai posteri una epopea tribale araba guidata dai servizi segreti inglesi. Poi la morte sospetta di T.E.Lawrence, come quella della Lady Diana, alimentò in molti il dubbio che a mettersi di traverso ai reali inglesi si rischiano incidenti stradali molto gravi.
Del crollo dell’impero austroungarico invece se ne occuparono gli indipendentisti nazionali. Quell’impero non era nato da conquiste belliche territoriali ma da conquiste matrimoniali fra dinastie asburgiche e reali del centro Europa. Quindi più che di un crollo militare di un impero, si trattò di promuovere una serie di divorzi facilitati da interessi occidentali. Divorzi tornati di moda con Victor Orbàn, per intenderci, che dall’Europa vuole divorziare dimenticando che vuole sposare il paese da cui il predecessore Imre Nagy tentò -inutilmente – di divorziare nel 1956. Mal gliene incolse. Nikita se la prese a male e inviò qualche carro armato.
Ciò premesso, quale è la duplice opportunità per la Puglia di questa transizione? Il grande passaggio storico epocale che sta trasferendo il baricentro planetario all’est è quello dalla società industriale che cede il passo a quella dell’informazione e certifica l’emergere del Sapere come la materia prima fondamentala della nuova economia basata sul software. Presidente, la Puglia può aspirare a diventare il grande Hub europeo del software dell’Est. Un Presidente che ha avuto una esperienza europea potrebbe essere il soggetto ideale per questa transizione.
Con la Fiera dell’est, e il Pil sapere Italia, la Puglia ha le carte in regola per tentare la grande avventura di interpetrare da attore il grande cambiamento epocale dell’economia e allo stesso tempo offrire ai giovani un riferimento culturale internazionale.