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Non c’è tempo da perdere per tutelare una eccellenza

La campagna cerealicola di quest’anno è emblematica rispetto al periodo che sta vivendo l’agricoltura pugliese. La qualità del nostro grano duro è eccellente per peso specifico e proteine, ma il prezzo al produttore continua a scendere e ha raggiunto livelli incompatibili sia con i costi di produzione, arrivati ormai a 1200 euro l’ettaro, sia con il valore reale di un prodotto che è alla base dei profitti in ascesa dell’industria della pasta, uno dei primi elementi del made in Italy nel mondo.

È ingiusto e miope, oltre che paradossale, che si permetta l’invasione di grani provenienti dai Paesi extraeuropei che mettono a repentaglio la nostra sovranità alimentare e la sicurezza della salute dei consumatori, di fatto costringendo tanti cerealicoltori a rinunciare alle semine visto che coltivare grano duro diventa sempre meno remunerativo. Cia Agricoltori Italiani, è noto a tutti, sta conducendo da tempo una battaglia sulla questione grano. Una battaglia che abbiamo intensificato dal 2023 con la raccolta di quasi centomila firme, la mobilitazione di 45 comuni pugliesi, le manifestazioni a Bari, Foggia e Roma.

Ciò che chiediamo è semplice: dare piena e totale attuazione alle misure di Granaio Italia e a tutte le altre azioni necessarie a stabilire una completa tracciabilità del prodotto. Occorrono controlli sistematici sul grano importato per stabilirne provenienza, qualità, salubrità e, soprattutto, per permettere ai consumatori di avere piena contezza sul grano utilizzato per produrre la pasta italiana, perché se la pasta è prodotta utilizzando grano estero allora non può essere spacciata per un prodotto realmente nazionale. Il prezzo del grano duro è ormai sceso sotto la soglia dei 30 euro a quintale.

Ai nostri produttori, per il cereale di maggior pregio, viene riconosciuto il valore che veniva quotato 20 anni fa, mentre loro devono sostenere i costi di produzione di oggi. La partenza di Granaio Italia in via sperimentale è una nostra conquista, ma da sola non basta. I costi di produzione sono ormai arrivati a 1.200-1.300 euro per ettaro. Si produce sotto costo, mentre l’incidenza dei cambiamenti climatici è sempre più onerosa anche rispetto agli interventi tecnici colturali. C’è un problema di sicurezza alimentare sulle produzioni importate. Nei giorni scorsi, assieme a tanti produttori pugliesi, siamo stati a Bruxelles per manifestare in piazza contro le misure annunciate dalla riforma della Pac, la politica agricola comune dell’Ue. La “nuova visione” portata avanti da Ursula von der Leyen taglia il sostegno allo sviluppo di un’agricoltura moderna e funzionale al benessere dell’Europa per fare cassa e utilizzare la maggior parte delle risorse nel riarmo.

Siamo alla follia. Così s’incentiva l’abbandono dei terreni. Il depauperamento degli agricoltori innesca un circolo vizioso estremamente dannoso: aumenta la nostra dipendenza dalle produzioni estere, s’incentiva lo spopolamento e l’abbandono delle aree rurali in tutto il Vecchio Continente, si perdono migliaia di posti di lavoro in un settore, quello agricolo, che è al primo posto sia per l’integrazione degli stranieri sia per le potenziali opportunità offerte al lavoro qualificato di donne e giovani, basti pensare ai comparti vitivinicolo e dell’olio, dove siamo ancora un’eccellenza assoluta, nonostante la miopia dell’Europa. I temi scottanti sul tavolo sono molti.

La redditività è al primo posto. C’è poi la questione drammatica della Xylella: occorre fare molto di più se non vogliamo che il batterio comprometta anche il Nord della Puglia e se intendiamo davvero recuperare il potenziale produttivo delle zone già duramente colpite. Ma è fondamentale che la Regione Puglia non sia lasciata da sola e che si investa di più nella ricerca, assicurando le risorse necessarie a trovare una soluzione definitiva al problema. Anche sulla questione idrico-irrigua occorre un’accelerazione. La desertificazione dei territori va fermata. Servono infrastrutture per il risparmio, l’accumulo, la distribuzione e il riuso dell’acqua. Su tutti questi temi, la battaglia di Cia Agricoltori Italiani di Puglia non si fermerà né andrà in vacanza. Non possiamo permetterci soste.

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