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L’astensione? Uno schiaffo per tutti

Tutti esultano. Esulta Antonio Decaro, capace di totalizzare quasi mezzo milione di voti. Così come esultano Francesco Ventola e gli altri pugliesi eletti all’Europarlamento. Esultano anche i principali partiti: Fratelli d’Italia, primo ovunque tranne che al Sud, e il Pd, primo nel Mezzogiorno e rafforzato rispetto all’alleato a Cinque Stelle.

Tutti esultano, dunque, e parlano da vincitori. In realtà, tutti sono sconfitti. Anche Decaro, anche Ventola e gli altri. Persino la premier Meloni. Già, perché il dato dell’astensione suona come uno schiaffo all’intera classe politica.

Che valore ha il fatto che, in Italia, si sia presentato alle urne un elettore su due? Semplice: vuol dire che la gente ritiene la politica incapace di incidere sulla vita quotidiana.

Quel 50% scarso di elettori che ha scelto di votare incarna un giudizio di valore su partiti e leader (nazionali, certo, ma anche locali): inconcludenti e pasticcioni, quando non addirittura corrotti. Lo avevamo preconizzato, su queste stesse colonne, a metà marzo. Avevamo messo in guardia la politica locale dal pericolo di “parlarsi addosso” ragionando soltanto di primarie e percentuali, ballottaggi e poltrone.

Il rischio, si diceva, è che gli elettori snobbino la politica e si affidino alla criminalità, come l’inchiesta Codice interno sembra aver dimostrato per Bari. Puntualmente, tre mesi più tardi, molti baresi e milioni di italiani hanno disertato le urne. Ragion per cui il primo obiettivo dei (presunti) vincitori dovrà essere quello di elevare la qualità del dibattito e della proposta politica per riportare la gente alle urne: soltanto così il Paese si salverà dal malaffare e dal declino.

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