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L’amoralismo di Cruciani e la Gintoneria del falso perbenismo

C’è un male oscuro che, inesorabilmente, condanna le nostre vite e al quale non prestiamo alcuna attenzione; questo male si chiama ‘audience’.

L’audience, altro non è che l’antesignano degli attuali ‘followers’; questi sono i nuovi metri di misurazione della società attuale: se hai audience fai i programmi, siano essi televisivi che radiofonici; se hai follower, oltre a fare soldi, fai molte altre cose, fra le quali, anche quello di essere da esempio. In tutto questo, quello che potrebbe essere un ulteriore metro di valutazione e cioè il QI, quoziente intellettivo, non viene assolutamente preso in considerazione. Anzi, la sua presenza potrebbe nuocere gravemente alla via del successo.

Alla luce di questo scenario, non stupisce se la stragrande maggioranza dei programmi televisivi di successo li possiamo mettere, avendo cura di attenersi a una sana disciplina di collocazione, fra la plastica, l’umido e l’indifferenziata. Spazzatura insomma. Rare le eccezioni, una delle quali mi piace ricordarlo, si chiama ‘Report’ e, paradossalmente, siccome è una trasmissione dove viene usato molto QI, la vorrebbero chiudere.

La radio, invece, ha vita più facile perché nella sostanza trasmette musica, ma bisogna ammettere che tutto quello che fa da contorno è molto ben organizzato e, cosa di non poco conto, le varie emittenti, si fanno concorrenza concorrenza alzando l’asticella del buono, del sano e del bello.

Quello che non funziona qui, sono le eccezioni. Una eccezione su tutte va segnalata perché ‘audience’ e ‘follower’ non possono offendere la morale in un modo così eclatante. Nel programma ‘La Zanzara’, di Cruciani, questo accade spesso. Ed è accaduto anche con quel fiorellino di Davide Lacerenza, il suo esecrabile mito e la sua raffinatissima ‘Gintoneria’. I fatti, credo li conoscano tutti; quello che non tutti conoscono sono le comparsate di Davide Laceranza nel programma radiofonico di Cruciani. Tali e tante che dopo l’arresto di Lacerenza per reati molto gravi, quali sfruttamento della prostituzione, anche di minori, spaccio di droga e altro, Giuseppe Cruciani si è sentito in dovere di giustificarsi. E, siccome Cruciani è persona intelligente, ha deciso di farlo a suo modo; come? Assolvendosi. Non tradendo minimamente, né il suo pensiero, né il suo ‘modus operandi’. Ha detto «io non ho mai trattato Lacerenza come un giullare tossico. Io ero pienamente consapevole che in quel posto circolava la cocaina e c’erano delle puttane. Io dei reati, di mettermi lì con il codice penale è una roba da questurini. Mettermi lì a dire – oddio questo è un reato – a me non me ne fotte un cazzo. Se c’è un reato ci sono le persone preposte; anche perché per me la droga dovrebbe girare liberamente. Le puttane che andavano da Lacerenza erano costrette? Ma vaaa. Cocaina e mignotte girano dappertutto. Basta moralismo!» Ecco! Questo è il vangelo secondo Cruciani. Se solo ci permettessimo di obiettare e dire che tutto ciò a noi appare immorale, verremmo tacciati e bollati come ‘beceri moralisti’!

Non volendo accodarci alle schiere dei moralisti, vorremmo solamente dire che Cruciani rappresenta il prototipo di tutta quella folla che si accalcava per avere un posto in Gintoneria; per esserci, per apparire lì dove scorrevano fiumi di champagne; lì dove lo champagne veniva usato per lavare la Ferrari; lì, dove tutti sapevano cosa accadeva, ma continuavano ad andarci. Cruciani non è immorale, Cruciani è amorale. Lo dice lui: “a me non me ne fotte un…..” e cos’altro è l’amoralità se non l’indifferenza verso il concetto di bene e di male, verso le regole che la società si sceglie per un vivere civile? Sono fatti come questi che, amplificati dai social, producono disastri emulativi. Noi ci siamo passati e vale poco ricordarvi la storia delle ‘baby squillo’ a Bari.

Ecco perché non possiamo rimanere indifferenti. Ed ecco perché, anche gli editori non dovrebbero essere indifferenti, anche a costo dell’audience e dei follower.

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