La Regione Abruzzo ha pubblicato un avviso pubblico che resterà attivo fino al 30 giugno 2025 e che prevede la concessione di un assegno di natalità in favore di quelle famiglie che risiedono in un comune montano e hanno registrato un nuovo nato nel nucleo famigliare. Una scelta indicativa di una volontà per mantenere “vive” le aree interne e contrastare lo spopolamento nei piccoli borghi. E uno dei temi ai quali faccio riferimento nel mio ebook “Dalla parte dei paesi – appunti contro lo spopolamento”.
«La Legge n. 158/2017 (Legge Realacci) si chiama “Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni” e prevede un primo stanziamento di 100 milioni di euro per lo sviluppo strutturale, economico e sociale a favore dei piccoli centri con una popolazione inferiore ai cinquemila abitanti».
Facevo riferimento anche al clima di speranza che aveva suscitato in tanti rappresentanti delle piccole comunità.
«La sua approvazione è salutata da parole importanti e cariche di aspettative. Qualche tempo dopo gli entusiasmi sono belli che finiti e i commenti sono di tutt’altro tenore. La nostra Legge ha partorito il classico topolino. Nessuna svolta radicale, un po’ di risorse messe a bando, nessun cambio di passo».
E ancora «a pensarci bene, non poteva andare diversamente. Come più volte ribadito dal prof. Rossano Pazzagli, anche nel corso di un recentissimo incontro a Rocchetta Sant’Antonio, non possiamo pretendere di contrastare la marginalizzazione delle aree interne continuando ad applicare gli stessi modelli che le hanno marginalizzate». Le cose sono addirittura peggiorate con il famigerato Bando Borghi del ministro Franceschini e con il PNRR perché quando manca visione e coraggio i denari in circolazione fanno ancora più danni.
Secondo Maria Fioretti, redattrice di Orticalab, il magazine con base in Irpinia che racconta le aree interne ospitando storie, approfondimenti e riflessioni: “il Bando Borghi non prevede una strategia. Per esempio, il lavoro della SNAI (Strategia nazionale aree interne) non viene considerato dal ministero di Franceschini. “Non siamo dentro un discorso sistematico sulle aree interne – riflette Fioretti – piuttosto rappresenta una risposta all’emergenza, alla necessità di una ripresa forzata dopo due anni di una pandemia che ha coinciso con il boom della retorica sul ritorno alla vita nei borghi. Siamo al limite tra due orientamenti definitivi, la gara tra paesi – isolati, spopolati, depressi, privi di servizi essenziali – e l’opportunità di prendere al volo un treno che non passerà più. Una lotteria che di fatto aumenta le disuguaglianze, ma viene allo stesso tempo percepita come una possibilità di sviluppo. Nello specifico di rigenerazione culturale. Probabilmente – almeno dal mio osservatorio, che è quello di chi racconta – del Bando Borghi è sbagliato essenzialmente il linguaggio che palesa lo scollamento delle strutture ministeriali rispetto ai territori, scompare la partecipazione e scompaiono anche gli abitanti in favore dei turisti, scompare la realtà e trionfa la rappresentazione”.