Ma a che serve la cultura? Nell’era dei social dove tutto deve essere breve e fruibile, dove influencer e tiktoker dettano i comportamenti, dove i nuovi eroi sono calciatori e troniste, ha senso ancora studiare? L’istruzione è la via per avere successo, denaro e potere? Probabilmente no, la cultura è un’altra cosa.
La cultura insegna a prendere le distanze, a comprendere i propri confini, non farsi manipolare, a non essere schiavi del presente e per questo rende liberi. Liberi di non desiderare di essere un altro, di scoprire parole, emozioni, storie, legami. Consente di comprendere che anche altri prima di te hanno avuto i tuoi stessi dubbi, hanno tremato per le stesse paure, hanno pianto per gli stessi tormenti. E allora ti accorgi che Antigone aveva già detto no proprio come te, o che Dante si era già perduto in una selva oscura più o meno alla tua stessa età. E la cultura non va confusa con l’informazione, ma è quella che i Greci definivano “paideia”, ovvero la formazione dell’animo attraverso il sapere.
Questo li rendeva cittadini consapevoli, cioè parte integrante di un sistema complesso, in cui ognuno era ingranaggio fondamentale. E la cultura è anche ricerca della bellezza.
La bellezza di un pianto senza colori, quello della Guernica di Picasso, perché quando si parla di guerra si può usare solo il bianco, il nero e il grigio o la bellezza del corpo e dello spirito che dipinge Botticelli nella sua Primavera. E se la cultura è bellezza, forse la bellezza salverà il mondo.
Bentornato,
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