Lo scontro televisivo che ha visto coinvolti da un lato il Presidente americano, Donald Trump, e dall’altro il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, testimonia la schiettezza e il pragmatismo con cui l’America intende affrontare i problemi di politica estera: poche parole per raggiungere l’obiettivo. Ascoltando il dialogo tra i due leader, si è fatto avanti il sospetto che tutto fosse preparato per umiliare e mettere in un angolo Zelensky, trattandolo come uno dei dipendenti della Casa Bianca indisciplinato, da redarguire e, se fosse necessario, da licenziare.
Una situazione analoga l’ha vissuta il Presidente canadese, Justin Trudeau, che nei giorni scorsi, durante una telefonata con Donald Trump si è sentito declassato, verbalmente, al ruolo di Governatore come se il Canada fosse uno degli Stati della federazione statunitense e non una Stato indipendente. Un modo d’agire tranchant, immediato, autoritario e senza alcuna esitazione. Ciò che ha, più di altro, condizionato l’incontro americano è stato anche l’abbigliamento del Presidente ucraino, un vestire dimesso, da combattente, afferma qualcuno, operativo, un modo di vestire non adeguato alla circostanza che è risuonato come una mancanza di rispetto per un salotto come quello della Casa Bianca che ha pagato un costo altissimo per proteggere l’Ucraina e che è pronta a fare marcia indietro e ad annullare ogni sussidio in caso di mancata accettazione delle condizioni di pace.
Un detto popolare recita “l’abito non fa il monaco”, ma non in questo caso. Qui più che in altri casi è stato proprio l’abito che ha condizionato la percezione dell’interlocutore ucraino attraverso una dinamica di linguaggio non verbale ben chiara ai conoscitori delle dinamiche di condizionamento psicologico. Ritornando a Zelensky, però, ciò che non va dimenticato, è che nel 2014, in pochi mesi, da semplice e iconico comico della tv trash si è trovato catapultato ad assolvere un ruolo importantissimo, quello di Presidente di uno Stato che, a sua insaputa, ed in poco tempo, è diventato uno Stato centrale sugli equilibri geopolitici internazionali.
Il Presidente ucraino è stato sospettato sin dal 2014 di essere un uomo messo lì dall’America in sostituzione dell’ex Presidente, filo russo, Viktor Janukovic. E il fatto che il Presidente Zelensky sia stato trattato come un subalterno del governo americano e non come il Presidente di un Paese martoriato dalla guerra, avvalora ancor di più i sospetti che, dalla Rivoluzione arancione in poi, avvolgono l’Ucraina, forse sacrificata per interessi ben diversi da quelli percepibili ad occhio nudo.
Bentornato,
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