Che si tratti di quelle effettuate dall’Ispettorato nazionale del lavoro, dall’Inps o dall’Inail, le verifiche nelle aziende rivelano un esorbitante tasso di irregolarità. E ciò si verifica a fronte di un netto aumento degli accessi da parte delle autorità preposte, come evidenziato dalla relazione annuale dell’Inl sull’attività di vigilanza. Insomma, l’indicazione che si può trarre è intuitiva: più controlli si effettuano, più fenomeni illegali emergono. E altrettanto intuitivo è il corollario di quest’ultimo teorema: indispensabile è investire nell’assunzione di ispettori per stanare i furbetti che, con le loro pratiche scorrette, mettono a repentaglio la sicurezza di dipendenti e collaboratori e ne violano i diritti.
Partiamo, come sempre, dai numeri. Nel 2024 le ispezioni dell’Inail sono rimaste in testa per tasso di irregolarità rispetto a quelle di Inps e Inl. Nel corso dell’anno, infatti, sono diminuite dell’1%, ma comunque situazioni di illegalità sono state riscontrate nel 93% dei casi. Performance migliore quella dell’Inps: gli accessi ispettivi sono calati di due punti percentuali, con un tasso di irregolarità che si è attestato all’82% delle ispezioni eseguite. È andata peggio all’Inl: qui il tasso di irregolarità è salito al 72%, in aumento del 2%, sul totale delle verifiche condotte nelle aziende. Complessivamente gli accessi ispettivi – cioè quelli effettuati da personale dell’Inl, compresi i carabinieri, dell’Inps e dell’Inail – hanno subìto un’impennata del 42% rispetto a quelli eseguiti nel 2023, superando quota 111mila in tutta Italia.
Etutti i controlli sono aumentati rispetto al 2023: quelli dell’Inl sono cresciuti di 59 punti percentuali, quelli dell’Inps di cinque, mentre quelli dell’Inail sono calati di 12. E quante sono state le anomalie riscontrate? Sempre secondo il report dell’Inl sono stati accertati illeciti in 80.245 ispezioni, con un tasso di irregolarità pari al 74% che è sostanzialmente uguale a quello registrato a fine 2023. Ma c’è un dettaglio di non poco conto, cioè che il tasso d’irregolarità evidenziato dalle ispezioni condotte dall’Inl ha visto un incremento del 2% rispetto all’anno precedente.
Quanto all’oggetto delle anomali, due dati spiccano sugli altri. Alla fine dell’attività di vigilanza, infatti, sono stati accertati contributi previdenziali non versati per un importo superiore a 200 milioni di euro (nel 2023 non arrivavano a 147 milioni) e premi assicurativi non versati per circa 20 milioni, con edilizia, industria e terziario che restano i comparti col più alto ammontare di premi contestati dall’Inail (rispettivamente 11.9, 4.6 e 3.1 milioni).
Questi numeri, dunque, valgono a ricordare come qualsiasi campagna per la tutela dei diritti dei lavoratori non possa prescindere dalla prevenzione e dal rafforzamento dell’attività ispettiva. Ecco perché è indispensabile, innanzitutto, incrementare il numero degli ispettori: ecco il vero esercito che serve oggi. In tal senso è emblematica la vicenda di Brandizzo, dove nel 2024 cinque operai furono travolti e uccisi da un treno mentre lavoravano sui binari: nel distretto di Piemonte e Valle d’Aosta le figure deputate ai controlli erano solo 95, di cui 45 con competenza specifica in materia di sicurezza, a fronte di una platea di circa 235mila imprese.
Altrettanto necessario è migliorare l’efficacia delle ispezioni, indirizzandole verso le aziende dove è più facile riscontrare le irregolarità. In questa prospettiva può essere d’aiuto l’intelligenza artificiale, cioè i modelli predittivi che alcuni ricercatori universitari hanno messo a punto e che consentono di individuare in anticipo i contesti in cui probabilmente si verificheranno irregolarità in modo da concentrare proprio lì le ispezioni. Le strade da battere sono molteplici e vanno percorse fino in fondo, pur di garantire la tutela dei diritti dei lavoratori.
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