Nel Cara di Bari muore un ospite originario della Guinea. Si chiamava Aboubakar Sidikè, e a lui va tutto il nostro rispetto. È morto a seguito di un doppio infarto, amaramente. È morto mentre un altro, migrante anch’egli, è stato percosso dalle parti di Piazza Redentore a Bari da una probabile baby gang. Noi non siamo di quelli che dicono in occasione di questa e altre morti: “Francamente non ci mancherà”.
Siamo quelli che ci preoccupiamo del fatto che una morte per soccorsi probabilmente tardivi o percosse per strada non devono avvenire per nessuno, di nessuna razza e di nessun colore. Siamo di quelli che dicono che il Cara con le sue numerose manifestazioni di febbre sociale, ribolle di un malessere che va capito, gestito e risolto, certo non represso. Non è un caso che in seguito a questa ennesima situazione di dolore scoppia un corteo di rivolta degli altri ospiti del Cara che chiedono migliore e maggiore informazione sulla situazione interna, su cui tanti baresi girano la testa.
A questi ospiti, che non percepiscono denaro, è concessa come indennizzo una scheda telefonica giornaliera: qualcuno mi spieghi a che serve ad un migrante una scheda di 2,50 euro al giorno, che molto spesso è costretto a rivendere a prezzi ribassati per tesaurizzare qualche spicciolo per le esigenze personali. Insomma, uno spreco di denaro pubblico oggettivamente non utile per nessuno. E si dica anche che molti di costoro, più di 400, hanno legittimamente chiesto la carta d’identità, ovvero lo strumento minimo per tentare una sopravvivenza e un contatto civile e legale con il territorio.
I migranti non devono essere un problema, devono essere una risorsa. La negazione dei diritti e la reclusione in centri di accoglienza non gestibili e comunque non ben gestiti crea disordine e innesca malaffare e disordine. Il senso delle cose e delle persone non deve essere così strozzato al punto di non vedere che il malfunzionamento produce polemica ed esacerba gli animi. Forse è tempo che la Puglia, a partire da Bari, si ripeta veramente che a Bari nessuno è straniero: non per slogan elettorali, quanto per avviare percorsi di inclusione a tutti i livelli che aiutino e implementino economia, sviluppo, demografia, cultura. In una sola parola: civiltà.
Nel frattempo qualche indicazione precisa che su questa vicenda merita di essere sottolineata: la manifestazione svoltasi ieri da parte dei migranti ospiti del Cara si è svolta in forma pacifica e nonviolenta, a testimonianza di uno stile che non vuole assolutamente essere aggressivo o pretenzioso come molti baresi ignoranti possono pensare.
Poi che la richiesta è stata quella di ottenere le carte di identità richieste: tale gesto è il primo modo per evitare clandestinità e devianze che, queste sì, possono trasformarsi in qualcosa di peggio o di violento; in questo senso l’amministrazione comunale deve dare subito delle risposte veloci ed estemporanee. Lo può fare, certo che lo può fare.
Infine che quella in questione è la terza morte dall’inizio dell’anno nel Cara: cosa non funziona e perché? Non funziona solo il Cara o anche il sistema di raccordo con un territorio che non interagisce tempestivamente neanche sul piano dell’assistenza sanitaria? Occorre una risposta, sia sul piano amministrativo, ma soprattutto sul piano politico e questa volta anche nazionale: perché se si mettono più di mille persone con una situazione complessa e difficile in una struttura decentrata e non sempre di facile gestione ordinaria (figuriamoci quella straordinaria), allora vien facile pensare che anche un’allerta minima di tipo sanitario può provocare una morte come quella del povero amico guineano. Insomma, una conferma che i centri di accoglienza, così concepiti e così separati dal mondo civile non sono e non saranno mai una risposta alla questione migranti e alle conseguenze che ne rivengono. Posto che, ripeto, quella dei migranti non possa essere una risorsa piuttosto che una questione.
È una sfida del nostro tempo, che non può concludersi con gli sguardi arrabbiati di chi ci rimprovera reclusione, repressione e soppressione. E ci sbatte in faccia la malagestione e soprattutto la nostra pur vera ignoranza nella soluzione dei problemi.
Bentornato,
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