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Allenare gli elettori al voto, così salveremo la democrazia

Non è servita a nulla, neanche alla sua personale audience e reputazione politica, la sceneggiata fatta da Riccardo Magi l’altro giorno alla Camera dei deputati.

Il suo improvvisato fantasma, con un lenzuolo posticcio in testa mentre scorrazzava in aula, non ha prodotto l’effetto desiderato: accendere il dibattito pubblico e ridefinire l’agenda dei media sulla prossima scadenza referendaria. Una trovata che fa il verso, anche piuttosto male e senza la medesima efficacia, a quella di Marco Pannella che, ricoperto da un lenzuolo bianco, partecipò a tribuna politica sul referendum che voleva abrogare la caccia in Italia, andata in onda su Rai Uno il 26 maggio del 1997.

L’iniziativa di Magi – che stando alla definizione coniata da David Schultz, professore di Scienza Politica alla Hamline University, può rientrare appieno nella categoria del “politainment” che incrocia e fonde il concetto di politica e di intrattenimento e spettacolo – però ha dilapidato la necessità di porre l’accento sulla pedagogia del voto. Senza una educazione permanente al voto, le democrazie così come le abbiamo conosciute negli ultimi due secoli sono destinate a scomparire o a diventare altro. Del resto, le architetture democratiche sono da sempre orgogliose e fautrici della libertà e della partecipazione, mentre da diversi decenni vivono una stanchezza che può essere davvero pericolosa e che ha come portato principale l’allontanamento e la disaffezione dalle urne dei cittadini. A prescindere dalle scadenze elettorali amministrative, europee o politiche, sempre più gli italiani preferiscono fare e dedicarsi ad altro, piuttosto che fare la fila ai seggi. Tant’è che sempre più frequentemente all’indomani di ogni elezione ci si interroga sulle ragioni di questa dilagante astensione.

Nei prossimi giorni e settimane i leader di partiti si pronunceranno sul referendum dividendosi per la maggior parte tra chi invoglierà a votare il Sì, in particolare tra le forze di opposizione, e coloro che al contrario invece punteranno sul No o peggio ancora sull’astensione. Ciò che però sta ancora una volta sfuggendo a tutti loro, nonostante la legittimità delle rispettive posizioni politiche, è per l’appunto la necessità di allenare il cittadino al voto. L’esercizio del voto, ancora prima di un essere un diritto-dovere costituzionale, è per la democrazia il principale muscolo volontario, che per sua natura deve conservare tono ed elasticità, altrimenti si atrofizza. Senza l’educazione e all’allenamento del voto, che non può non essere costante e permanente, la democrazia si sclerotizza, diventa un corpo privo di forza, un contenitore vuoto.

Il tono e l’elasticità – volendo dare credito a questa metafora fisiatrica – si irrobustiscono esclusivamente grazie al voto inteso come attività necessaria. Ecco perché se i cittadini si impigriscono sempre più, a pagarne le spese presto o tardi saremo tutti: elettori e astenuti. Il voto va allenato, non ci sono quindi occasioni in cui può non essere esercitato, ogni elezione, fosse anche quella condominiale poca imposta, è un’occasione da non sprecare per mantenere vivo il tono e l’elasticità. Senza cittadini, paradossalmente può esistere la democrazia, ma senza elettori la democrazia scompare. Anche quella condominiale.

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