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Tasse, De Nuccio: «È arrivato il momento di alleggerire il carico fiscale per il ceto medio» – L’INTERVISTA

«È arrivato il momento di alleggerire il carico fiscale per il ceto medio. Un intervento di equità per questa ampia fetta di concittadini, ma anche uno strumento per rilanciare l’economia». Ne è convinto Elbano de Nuccio, da tre anni alla guida del Consiglio nazionale dei commercialisti italiani che tengono oggi a Roma i loro Stati…
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«È arrivato il momento di alleggerire il carico fiscale per il ceto medio. Un intervento di equità per questa ampia fetta di concittadini, ma anche uno strumento per rilanciare l’economia». Ne è convinto Elbano de Nuccio, da tre anni alla guida del Consiglio nazionale dei commercialisti italiani che tengono oggi a Roma i loro Stati generali, per i quali sono attesi duemila partecipanti. Un’occasione per confrontarsi all’interno della categoria ma anche con la politica.

Presidente de Nuccio, la riforma fiscale del Governo Meloni ha già introdotto una prima rimodulazione delle aliquote Irpef. Non è sufficiente?

«È un primo importantissimo passo che segna una giusta direzione di marcia. All’interno, peraltro, della prima riforma organica del nostro sistema tributario dagli anni Settanta, alla quale noi commercialisti abbiamo fornito un contributo determinante e che segna un virtuoso ribaltamento di prospettiva, passando da una logica sostanzialmente punitiva di controlli ex post ad una di confronto tra amministrazione finanziaria e contribuenti ex ante. Una riforma di qualità sul fronte della sistematizzazione dei testi normativi, delle procedure e delle sanzioni, che deve però completarsi con l’intervento sulla curva Irpef. Un ultimo miglio per la sua piena realizzazione».

Perché a suo pare il ceto medio va aiutato?

«Un’aliquota Irpef del 35% per redditi lordi tra 28mila e 50mila euro, che scatta al 43% già a partire da 50mila euro, con l’aggiunta di addizionali comunali e regionali che, insieme, arrivano a pesare anche un ulteriore 3%, è semplicemente insostenibile. Interessa poco avere una, due, tre o cento aliquote. Ciò che interessa è avere una curva della progressività Irpef che non equipari di fatto il ceto medio a milionari. Nessuno si scompone per il fatto che, dai dati delle dichiarazioni dei redditi del 2024, emerga che lo 0,15% dei 42.570.078 contribuenti, che dichiara un reddito complessivo superiore a 300mila euro, paghi il 7% dell’Irpef netta totale che viene versata. È la progressività, molto aggressiva, ma ci può stare. Bisogna però intervenire sulla situazione per cui l’11,2% dei contribuenti, che dichiara un reddito compreso tra 40mila euro e 120mila euro versa il 36,4% dell’Irpef netta totale».

Per interventi di questo genere servono risorse che è sempre difficile reperire.

«È vero, il grande tema è quello delle risorse e sappiamo che l’esecutivo, che ha ben chiara la necessità di abbassare la pressione fiscale, è frenato proprio dai costi. Ma gli incassi record derivanti dalla lotta all’evasione devono essere impiegati per ridurre il carico fiscale anche al ceto medio».

Ogni euro ricavato dalla lotta all’evasione vada alla riduzione delle tasse. Lo si dice da anni, nessuno lo fa.

«Ma dopo che in questi ultimi anni la lotta all’evasione sta dando frutti importanti, ci sono a nostro parere le condizioni per trasformare questo proposito in realtà. Del resto, la riduzione del carico fiscale sul ceto medio non è solo una misura di equità, ma anche uno strumento per sostenere l’economia, i consumi, in una fase di instabilità mondiale che non lascia presagire scenari rosei per imprese e cittadini».

Nelle scorse settimane avete denunciato il blocco del sito dell’Agenzia delle Entrate, a ridosso di importanze scadenze fiscali. Cosa si può fare per evitare il ripetersi di queste situazioni?

«Siamo consapevoli che la collaborazione tra Agenzia delle Entrate e professionisti rappresenta un pilastro fondamentale per la costruzione di un sistema fiscale più equo, efficiente e moderno. Ed è proprio per questo che, come Consiglio Nazionale, non abbiamo mai esitato a collaborare. Ma non è accettabile che il sito dell’Agenzia delle Entrate sia soggetto a blackout ricorrenti. I commercialisti italiani sono pronti a fare la loro parte. Ma non possono essere trattati come semplici ingranaggi di un sistema che li carica di adempimenti e li priva degli strumenti per svolgerli. Ecco perché chiediamo soluzioni tecniche immediate, una pianificazione seria della manutenzione, e rinvii automatici delle scadenze per garantire che sia lo Stato a fare lo sforzo di adeguarsi, e non il commercialista a dover rincorrere sistemi pubblici non funzionanti».

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