«La legge di bilancio è un tema che impegnerà molto l’esecutivo nelle prossime settimane. Le criticità da gestire sono tante: la copertura per il Superbonus, l’aumento dei tassi, la diminuzione del potere di acquisto delle famiglie, l’inflazione, tutte incognite che gravano sui flussi in entrata e in uscita. Al momento non è ancora possibile avanzare ipotesi, neanche sull’importo complessivo della manovra».
Ad affermarlo è Salvatore Regalbuto, Tesoriere del Consiglio Nazionale dottori commercialisti ed esperti contabili con delega all’area fiscalità.
Quanto i costi del Superbonus spaventano veramente il Governo?
«L’intervento del ministro Giorgetti al forum di Cernobbio è stato chiaro: la misura, nata in un momento di grave crisi, l’anno del covid, ha avuto indubbiamente dei risvolti positivi in termini di aumento di Pil o di aumento del rapporto debito/pil ma è una misura che genera un pesante deficit che va comunque finanziato e che si ripercuote sui flussi di cassa».
Qual è stato l’errore?
«Non era pensabile considerarla un’ iniziativa strutturale. E’ stata vigente per troppo tempo, tenerla in vita non è sostenibile per le casse dello Stato sia nel breve che nel lungo periodo. Adesso bisognerà trovare il modo di far chiudere i lavori a chi li ha iniziati, perché ci sono imprese e cittadini ancora in ballo».
Come impatterà sulla legge di bilancio?
«Adesso non è dato saperlo. Entro fine mese probabilmente avremo qualche indicazione in più. Quello che si può ipotizzare è che verranno inserire delle risorse per consentire, a chi ha iniziato i lavori, di poterli ultimare. Parliamo sempre di possibilità. Al vaglio ci sono tante questioni, in primis c’è la diminuzione del potere di acquisto dei cittadini, causata dalle spinte inflative degli ultimi anni e dall’aumento del costo del denaro, poi bisognerà capire se con la riforma fiscale in corso si potranno liberare più risorse ed avere quindi maggiore margine di movimento».
C’è possibilità di conservare la misura ricalibrandola?
«Il superbonus è stato un booster che ha creato le condizioni sperate. È chiaro che l’edilizia è destinata a rallentare così come quando terminano le misure a sostegno in qualsiasi settore. Non si può pensare ad un sostegno che continui a gravare sulle finanze dello Stato soprattutto perché ci sono altri comparti dell’economia che hanno bisogno di attenzione: pensiamo all’automotive che negli ultimi tre anni ha subito un calo verticale. Inoltre al momento è stata tolta la cessione del credito e la possibilità dello sconto in fattura, ma dal punto d vista dell’edilizia non dimentichiamo che c’è la realizzazione dei progetti del Pnrr».