«Nonostante il calo nel numero di operazioni, l’ammontare totale investito in startup e scale-up italiane è aumentato a 600 milioni di euro, rispetto ai 510 milioni dello stesso periodo del 2023». A tracciare un quadro del settore in Italia e in Puglia è Giuseppino Genchi, commercialista e startup mentor.
Ci può dare un quadro generale della situazione del venture capital in Italia nel 2024?
«Nel primo semestre del 2024, il mercato del venture capital in Italia ha subito un rallentamento. Secondo il rapporto di ricerca Venture Capital Monitor – VeM, elaborato dalla Liuc Business School con il contributo di Intesa Sanpaolo Innovation Center e KPMG, abbiamo registrato 135 operazioni, in calo del 24% rispetto alle 177 dello stesso periodo del 2023. Anche i nuovi investimenti sono diminuiti, passando da 151 nel 2023 a 94 nel 2024».
Questo calo ha avuto un impatto sull’ammontare investito complessivo?
«Nonostante il calo nel numero di operazioni, l’ammontare totale investito in startup e scale-up italiane è aumentato a 600 milioni di euro, rispetto ai 510 milioni dello stesso periodo del 2023. Tuttavia, questo dato è fortemente influenzato da due grandi deal che rappresentano il 40% del mercato».
Come si sono comportati gli investimenti esteri?
«Gli investimenti in realtà estere fondate da imprenditori italiani sono aumentati da 179 milioni a 270 milioni di euro. Anche se il numero di operazioni è leggermente diminuito da 19 a 12, questo dimostra un riconoscimento internazionale delle capacità imprenditoriali italiane».
Parlando di distribuzione geografica, come si posiziona la Puglia nel panorama del venture capital?
«La Puglia sta emergendo come un ecosistema sempre più interessante per le startup. Le università e gli incubatori locali giocano un ruolo chiave nel sostenere le imprese innovative e attrarre investimenti. Nel 2024, la regione ha visto un aumento significativo di iniziative e finanziamenti, con un focus su settori come il tech, l’energia rinnovabile e l’agritech, attirando l’attenzione sia di investitori nazionali che internazionali».
Quali sono, secondo lei, i punti di forza del mercato del venture capital italiano?
«Innanzitutto, l’aumento dell’ammontare investito è un segnale positivo. I business angel continuano a giocare un ruolo fondamentale, partecipando a quasi l’80% delle operazioni registrate. Inoltre, settori come il Tech Transfer stanno vedendo una crescita, con iniziative di collaborazione tra università, venture capital e industria che stanno producendo risultati positivi. Anche la Puglia sta emergendo come nuovo polo di innovazione, grazie agli sforzi delle università locali e degli incubatori».
E quali sono le principali sfide o criticità?
«Le sfide non mancano. Il numero di operazioni è diminuito del 24%, indicando una possibile cautela tra gli investitori. Inoltre, il mercato è fortemente influenzato da pochi grandi deal, il che potrebbe indicare una mancanza di diversificazione. Le normative e la burocrazia restano complesse, ostacolando il processo di investimento e crescita delle startup. Infine, rispetto ad altre economie europee, l’Italia continua a mostrare un gap significativo negli investimenti in venture capital, limitando l’attrattività del paese come hub per le startup».
Cosa ritiene sia essenziale per migliorare la situazione?
«È fondamentale continuare a investire in innovazione e semplificare le normative per rendere l’Italia più competitiva a livello internazionale. La collaborazione tra università, venture capital e industria deve essere potenziata per sostenere l’ecosistema delle startup. Inoltre, è importante distribuire gli investimenti in modo più equo tra le diverse regioni, favorendo lo sviluppo di nuovi poli di innovazione come la Puglia».