Sanzioni alla Russia, Boscia: «Il blocco dello Swift? C’è chi usa le crypto»

La crisi internazionale non è così lontana come sembra. I blocchi economici coinvolgeranno, a macchia di leopardo, tutto il territorio europeo. Un terremoto finanziario che colpirà anche il sistema produttivo pugliese. Vittorio Boscia, professore in economia degli intermediari finanziari nell’Università del Salento, spiega quali sono gli scenari possibili e come provare ad attutire i colpi dal punto di vista economico.

Professore, quanto gli imprenditori pugliesi devono preoccuparsi per le sanzioni attuate contro Russia?
«Tra le tante contromisure per contenere l’avanzata di Putin, l’esclusione della Russia Swift è la più evidente perché ha ripercussioni sui pagamenti internazionali».
Può spiegarci come funziona?
«È necessario precisare che lo Swift non è solo un “sistema puro di pagamenti” ma riguarda lo scambio di informazioni sicure che permettono le transazioni. In pratica quando due soggetti si parlano, si accordano e infine decidono di liquidare le proprie posizioni lo fanno su una piattaforma affidabile in modo da avere rischi minimi nei passaggi di moneta. Se si blocca questo sistema di certificazione è ovvio che gli interlocutori dovranno fermarsi perché perderebbero la possibilità di scambiare flussi finanziari sicuri».
In merito alla Puglia di che tipologia di flussi parliamo?
«Le relazioni commerciali che intercorrono con le Russia non sono a senso unico, riguardano sia l’import che l’export. Nel primo caso parliamo di grandi quantità di grano e, anche se in quantità minori, di metalli. Inoltre bisogna specificare che noi esportiamo molti prodotti finiti nel settore della meccanica, della chimica e della moda. Questo accade perché la Russia non è un paese a vocazione manifatturiera. Se fosse in UE sarebbe almeno al 20° posto per trasformazione delle materie prime».
Il rischio per la nostra economia quindi qual è?
«C’è la possibilità di un blocco delle materie prime in entrata e delle merci finite in uscita. A questo si aggiunge il crollo della loro moneta, che è andata giù del 30%. Questo ovviamente scoraggia gli acquisti di tutti i prodotti tipici come olio, vino, pasta che in Russia sono rappresentativi del Sud Italia. Non dimentichiamo per quanto riguarda la Puglia tutta la questione del turismo religioso».
Può spiegare meglio?
«Dobbiamo pensare a tutto il settore del turismo legato al pellegrinaggio che ruota intorno alla figura di San Nicola e agli investimenti che la città di Bari fa in questa direzione».
Quindi secondo lei le sanzioni inferte sono un rischio calcolato? Fino a che punto ci si può spingere prima che si verifichi un “effetto boomerang”?
«Parlare di “effetto boomerang” adesso è abbastanza prematuro. Le stime prevedono che nei prossimi mesi perderemo tra lo 0,3 e lo 0,5% di Pil. Certo una crisi geopolitica dopo la pandemia non è proprio quello che ci si aspettava. Questo sarebbe dovuto essere il momento della ripartenza per tutti».
Tornando alla questione del blocco dei pagamenti: c’è la possibilità di aggirare l’ostacolo e utilizzare altri sistemi?
«Certamente. Ad esempio la conversione delle transazioni in criptovalute è un sistema efficace e molto veloce. Basti pensare questo tipo di transazioni, nelle ultime ore hanno registrato un incremento del 20% . Il dato curioso è che gli importi inviati sono bassi, quindi immagino che si tratti del piccolo commerciante che cerca di sbloccare l’impasse sulle proprie merci in viaggio».
A questo punto come le aziende pugliesi e lucane possono agire nel breve periodo per tamponare questa situazione?
«È chiaro che si parla di una crisi che si sta sviluppando negli ultimi giorni, la cui portata ha avuto una escalation non prevista quindi non si può parlare di una procedura di emergenza da avviare perché gli sviluppi sono ingestibili. Sicuramente avviare pratiche di scambio di denaro su piattaforme decentralizzate è un buon inizio».
E invece cosa si potrebbe fare nel lungo periodo?
«Ricercare continuamente nuovi mercati».

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