Ben sappiamo che, laddove un genitore non voglia riconoscere il figlio, la relativa azione giudiziaria viene promossa davanti al Tribunale ordinario.
Può essere sempre proposta dal figlio. Quindi non è raro assistere anche a figli ultraquarantenni che citano in giudizio il genitore per l’accertamento della paternità.
Ovviamente non si potrà iniziare un giudizio per la dichiarazione giudiziale di paternità laddove un figlio sia stato già riconosciuto dall’altro genitore o, nato nell’ambito di un matrimonio, sia stato dichiarato come figlio del marito secondo la presunzione di legge.
In questo caso occorrerà che si proceda anticipatamente con il disconoscimento di paternità o l’impugnazione del riconoscimento non veritiero.
Negli anni l’azione di dichiarazione giudiziale di paternità è diventata, comunque, più snella perché nel passato la prova della paternità era abbastanza difficile da rendere.
Ciò non tanto per il test del dna, già esistente ed affidabile, quanto piuttosto perché c’era un giudizio preliminare obbligatorio, denominato giudizio di ammissibilità dell’azione, nel quale bisognava dare degli input al giudice per persuaderlo che poteva essere iniziata un’ azione di dichiarazione giudiziale.
Quindi occorreva dare con testimoni e/o documenti la prova della relazione ed essa poteva essere molto complicata (quasi impossibile) da rendere per il figlio che era nato da una relazione mordi e fuggi o clandestina della quale non c’era alcuna traccia.
La Corte Costituzionale, sentenza 50/2006, ha eliminato questo limite e, pertanto, oggi si può iniziare la dichiarazione giudiziale di paternità senza la fase preliminare ed, essendo ormai il test del dna sicuro al 99,99% la si può anche utilizzare come unica prova. Quindi la richiesta del test del Dna è prova regina e i giudici in sede istruttoria partono direttamente da quella, senza tanti se e tanti ma.
Come si esegue il test del dna?
Il giudice già nella prima udienza istruttoria nomina il consulente tecnico d’ufficio per l’espletamento della prova genetica. Il prelievo salivare viene fatto in genere lo stesso giorno ma in momenti separati presso centri convenzionati con cui collabora il Ctu ,cui possono presenziare anche i difensori delle parti.
I costi di questo intervento sono abbastanza moderati e si aggirano intorno ai 1400 euro.