Piano casa, parla Nicola Bonerba (Ance Puglia): «Cantieri fermi due mesi. Non è stato semplice»

Nicola Bonerba, presidente Ance – associazione nazionale costruttori edili- Puglia, spiega come l’edilizia residenziale stia attraversando un momento non facile. Il complicato passaggio di consegne dal Piano Casa a Eco Casa, la recente sentenza della corte e Decreti Ministeriali ormai superati hanno messo ancora una volta l’intero settore a dura prova.

Presidente, quali sono state le motivazioni con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime le norme del 2022 sul Piano Casa?

«A grandi linee è stato individuato un elemento di reiterazione del piano, che nasceva esclusivamente come misura temporanea di competenza regionale in tema di urbanistica. Il fatto che annualmente venisse rinnovato/prorogato avrebbe potuto rendere lo strumento ordinario».

Dal punto di vista burocratico la sentenza cosa ha generato?

«Quando a febbraio 2023 lo strumento è stato dichiarato illegittimo i Comuni, come atto dovuto, hanno annullato tutti i permessi di costruire antecedenti al 2022. Il Comune di Bari, ad esempio, ne ha annullati 35. Le imprese hanno fatto le loro osservazioni, quantificando i vari danni e sottolineando la buona fede in quanto i lavori erano stati avviati secondo quanto consentito dalla legge in vigore, con un titolo edilizio regolarmente approvato secondo normativa. Alla fine è stato permesso a tutti i progetti di proseguire perché è stata riconosciuta la titolarità dello strumento».

Qual è stato il bilancio di questo fermo?

«Più di due mesi di blocco dei cantieri hanno generato uno stato di agitazione di tutto il sistema imprenditoriale. La cassa integrazione per molti dipendenti è stata inevitabile a questa si è aggiunta la preoccupazione di dover comunque terminare i lavori entro il 2024 per poter permettere agli acquirenti di usufruire del bonus sisma. È necessario comunque precisare che già nei mesi precedenti alla sentenza si era avuto un rallentamento a causa di uno stallo delle richieste dei titoli edilizi».

Come mai?

«Già da agosto 2022 il Piano Casa era stato messo in soffitta in favore della legge Eco Casa, che comunque ha una serie di limiti, oggi oggetto di dibattito. Il meccanismo non ha funzionato a dovere perché i presupposti erano completamente differenti. Piano Casa aveva un iter molto snello e veloce secondo cui le richieste si potevano presentare ovunque in qualsiasi territorio purché fosse prevista una demolizione e ricostruzione. Certo, il Comune aveva la facoltà di porre dei limiti, così come ha fatto Bari, in maniera virtuosa per le zone industriali. Il processo con Eco Casa è stato invertito».

Cosa significa?

«Si possono presentare progetti a patto che i Comuni abbiano preventivamente individuato degli ambiti. Da agosto 2022 non è stata fatta neanche una delibera a riguardo».

Come si possono superare queste criticità?

«Sicuramente il dialogo con le istituzioni per gestire le vulnerabilità è fondamentale. Come categoria riteniamo che la regione ha la competenza tecnica per poter favorire lo sviluppo, la pianificazione urbanistica e la riqualificazione dei territori. È chiaro che qualsiasi iniziativa deve integrarsi con le leggi nazioni di rigenerazione del territorio».

Concretamente?

«È necessario essere elastici nella gestione del patrimonio immobiliare, fermo restando che sui suoli agricoli e sui siti naturali non si discute. In termini di standard urbanistici siamo ancora legati al DM1444 del 1968. Da allora le stesse città hanno subito un’alterazione di forma e di sostanza. Definire degli ambiti urbanizzati dove poter concentrare la valorizzazione del patrimonio esistente è importante così come lo è indentificare aree con comprovate esigenze abitative o di pubblica utilità. Bisogna insistere nelle zone, ad esempio, vuote ma già urbanizzate. Questi criteri esistono già in Eco Casa, vanno potenziati ed integrati. Inoltre non c’è da discutere sul fatto che la demolizione e ricostruzione deve essere prevista con incentivi fiscali e valori premiali perché il miglioramento delle caratteristiche energetiche e degli edifici devono integrarsi alla necessità di demolire e ricostruire».

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