Nuovo codice della crisi, Andreani: «Serve a fare emergere in tempo le difficoltà»

Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto correttivo del codice della crisi e dell’insolvenza, venerdì è entrato in vigore, introducendo in Italia la direttiva “Insolvency” riguardante le misure finalizzate ad aumentare l’efficacia delle ristrutturazioni ed insolvenza. Giulio Andreani, esperto di fiscalità della crisi d’impresa, di contenzioso tributario e della fiscalità del Distressed M&A dal 1982, fa luce sul nuovo testo e ne evidenzia le potenzialità.

Professore, perché è importante questo intervento legislativo?

«Il Codice della crisi e dell’insolvenza ha lo scopo di favorire l’emersione anticipata delle difficoltà, in modo da intervenire con misure più efficaci e meno dolorose per l’impresa, i creditori e gli imprenditori stessi».

Quali saranno gli impatti principali della riforma?

«Il legislatore cerca di contrastare l’approccio avuto negli anni passati. Si è notato che spesso dinanzi a una crisi aziendale, gli stessi imprenditori all’emergere dei primi segnali di difficoltà, li hanno generalmente ignorati, coltivando l’illusione che si trattasse solo di un malessere passeggero. Il fatto è che i problemi aziendali non si risolvono mai da soli e più tardi li si affronta, peggio è. Del resto, è ciò che accade anche in molte altre situazioni: basti pensare al campo medico. Se si individua una malattia la si affronta subito, sin dai primi sintomi, solo così ci sono più possibilità di guarigione senza complicazioni».

Può spiegare meglio questo passaggio?

«Il Codice della crisi prevede, ed è questo un altro dei suoi scopi, un sistema di allerta che opera attraverso due diversi strumenti: da un lato, obbliga le imprese a dotarsi di un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla loro natura e alle loro dimensioni, al fine di rilevare subito l’insorgere della crisi e di attivare senza indugio gli strumenti necessari per superarla; dall’altro, obbliga l’Agenzia delle entrate, l’Inps, l’Inail e l’Agenzia delle entrate-Riscossione a segnalare alle imprese e, soprattutto al presidente del loro collegio sindacale, cioè dell’organo di controllo, il mancato versamento di tributi e contributi, anche per importi piccoli come cinque mila euro per l’Iva e i contributi Inail, e in caso di ritardi di pagamento di soli novanta giorni. Lo scopo di queste segnalazioni è quello di sottolineare l’esistenza di difficoltà aziendali e di imporre interventi di risanamento rapidi».

Quali sono gli strumenti messi a disposizione della riforma?

«In quest’ottica il Codice della crisi disciplina anche un nuovo strumento di risanamento, la cui applicazione era stata peraltro anticipata, con effetto dal 15 novembre 2021, da una legge dell’agosto 2021: si tratta della cosiddetta “composizione negoziata della crisi”, che consiste nella possibilità, per l’imprenditore che percepisce i primi segnali di crisi, di chiedere alla Camera di commercio del capoluogo della sua regione la nomina di un esperto indipendente che favorisca il raggiungimento di un accordo tra l’impresa e i suoi creditori».

Quindi ci si aspettano ottimi risultati sulla prevenzione delle crisi aziendali?

«Per il momento questo strumento è stato utilizzato molto poco. I dati pubblicati da Unioncamere dicono che in Italia nel primo semestre del 2022 sono state solo 291 le istanze di composizione negoziale della crisi attivate. Lombardia, Lazio e Toscana sono tra le prime in classifica per numero di apertura della procedura».

Quante sono le aziende in Puglia invece?

«Sono state registrate 14 istanze».

A cosa è dovuta questa partecipazione così bassa?

«Bisogna sempre considerare che stiamo parlando di uno strumento nuovo. Gli operatori non hanno ancora acquisito sufficiente familiarità. Inoltre è uno strumento che può essere attivato solo volontariamente e, come dicevo, gli imprenditori tendono spesso a ignorare i primi segnali di difficoltà, con la conseguenza che non di rado assumono delle iniziative solo quando vi sono costretti, cioè, spesso, quando è troppo tardi. Si spera che questo approccio cambi. Servirebbe un vero cambiamento culturale, in questa direzione i consulenti d’impresa hanno un ruolo determinante. Inoltre non si deve dimenticare che i risanamenti di successo, al di là delle norme, richiedono comunque nuovi apporti di denaro e di managerialità».

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