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Nuovi residenti e Golden Visa, necessario un coordinamento per una maggiore attrattività

In un contesto internazionale in cui la mobilità di capitali e persone è sempre più frequente, gli Stati competono anche tramite regimi fiscali e strumenti di attrazione mirati. Nel tempo, l’Italia si è dotata di diverse misure finalizzate a rendere attrattivo il trasferimento di residenza fiscale nel Bel Paese. In particolare, il regime dei «nuovi…
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In un contesto internazionale in cui la mobilità di capitali e persone è sempre più frequente, gli Stati competono anche tramite regimi fiscali e strumenti di attrazione mirati. Nel tempo, l’Italia si è dotata di diverse misure finalizzate a rendere attrattivo il trasferimento di residenza fiscale nel Bel Paese.

In particolare, il regime dei «nuovi residenti» (art. 24-bis del testo unico delle imposte sui redditi) consente a chi trasferisce la residenza fiscale in Italia di pagare un’imposta sostitutiva di 200mila euro l’anno sui redditi prodotti all’estero. Esso ha una durata massima di quindici anni, può essere esteso ai familiari pagando un’imposta sostitutiva annua di 25mila euro e presenta diversi vantaggi: tassazione certa, stabilità nella pianificazione patrimoniale e successoria, possibilità di concentrare in Italia interessi patrimoniali e familiari senza il peso della tassazione mondiale ordinaria.

Parallelamente, è stato introdotto un «Investor VISA for Italy» (più noto come Golden Visa), per attrarre soprattutto investitori esteri extra UE. Esso consiste in un permesso di soggiorno biennale condizionato, tra l’altro, all’acquisto di titoli di Stato, all’investimento in società italiane o a donazioni relative a progetti d’interesse pubblico. Tale misura non ha però riscosso lo stesso successo del regime fiscale agevolato.

Non ha giovato la mancanza di coordinamento tra i due strumenti. Chi opta per il Golden Visa non ha accesso automatico a un regime fiscale vantaggioso e chi opta per il regime dei neo-residenti deve già avere un titolo di soggiorno valido per trasferire la residenza. I due istituti non dialogano, con ricadute negative sull’attrattività del nostro Paese. D’altra parte, se il regime dei neo-residenti può favorire l’afflusso in Italia di investimenti di persone fisiche con redditi e patrimoni elevati, esso non prevede strumenti che favoriscono i neo-residenti in tal senso.

Cosa cambiare? Gioverebbe un coordinamento normativo tra Golden Visa e regime dei nuovi residenti. Sarebbe altresì opportuno una sorta di One Stop Shop tra MISE e Agenzia entrate che offra insieme diritto di soggiorno e vantaggi fiscali. Infine, aiuterebbe introdurre incentivi più mirati agli investimenti produttivi (es. start-up, innovazione tecnologica, green economy), cosicché la presenza dei nuovi residenti si sostanzi in un beneficio più tangibile per il tessuto economico nazionale.

La politica sembra aver percepito l’opportunità di un cambiamento. È recente la notizia – rilanciata dalla stampa economica – che la prossima manovra finanziaria potrebbe prevedere alcune modifiche che si muovono in questa direzione.

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